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Nelle ultime settimane il mondo dello sport ha vissuto altre epiche giornate di scontro tra omofobi e paladini dell’uguaglianza (o persone che si proclamano tali). Giusto un mesetto fa due allenatori italiani sono diventati protagonisti di una rissa via web per le parole del mister del Napoli Maurizio Sarri che ha apostrofato come “frocio” e “finocchio” il collega dell’Inter Roberto Mancini [gazzetta.it], che ha denunciato l’episodio chiedendo duri provvedimenti contro Sarri. Poi si è scoperto che anche Mancini non era stato, a suo tempo, un paladino dei diritti LGBT, avendo apostrofato come “frocio di merda” un giornalista [gazzetta.it], ma per fortuna la polemica è stata superata da altre che sembravano più importanti e civili (la discussione della proposta di legge Cirinnà in Parlamento, per esempio, dove si sperava sedessero persone più serie…).

LE DICHIARAZIONI DI MANNY PACQUIAO

Più dei due allenatori italiani, però, ha fatto parlare di sé il pugile filippino Manny Pacquiao, campione del mondo di boxe in diverse categorie, eroe nazionale e parlamentare del partito di centro-destra United Nationalist Alliance (Alleanza nazionalista unita; UNA), che per iniziare la campagna elettorale per il senato delle Filippine (si voterà a maggio) ha usato termini molto più forti. “E’ solo buon senso. Hai mai visto relazioni tra uomini o tra donne in qualche specie animale? Insomma, gli animali sono meglio degli umani: loro sanno distinguere il maschio dalla femmina“. E ancora: “Se le persone si dedicano a relazioni tra maschi o tra femmine, allora sono peggio degli animali“.

Il pugile ha prima presentato le sue scuse per queste dichiarazioni (“Mi umilio davanti a voi e a Dio per il mio errore“), pur dichiarandosi fermamente contrario alle nozze omosessuali [twitter.com], ma poi è tornato a ribadire le sue offese.

Nel giro di pochi giorni queste dichiarazioni gli hanno portato la cessazione del ricco contratto di sponsorizzazione della Nike, che ha commentato: “Consideriamo i commenti di Manny Pacquiao aberranti. Nike si oppone fermamente a qualsiasi forma di discriminazione e ha una lunga storia di sostegno ai diritti della comunità LGBT. Non abbiamo più nessun rapporto con Manny Pacquiao” [theguardian.com]. Ma dallo staff del pugile non emerge alcuna preoccupazione: molti altri si sarebbero offerti di sostituire il colosso americano nel “vestire” il pluricampione del mondo [interaksyon.com].

LE REAZIONI INDIGNATE DEGLI SPORTIVI

A stigmatizzare le parole di Pacquiao, però, non è stata solo l’industria: anche molti suoi colleghi lo hanno biasimato per la sua omofobia.  L’ex wrestler Dave Bautista lo ha apertamente apostrofato come “fottuto idiota“, anche perché colpito personalmente dalle accuse del pugile filippino, dato che è figlio di una lesbica: “Succede che mia madre sia lesbica – ha detto Bautista – quindi non accetto queste fottute stronzate, non le trovo divertenti. E chiunque si azzardi a chiamare mia madre un animale, avrà il mio piede nel culo” [inquirer.net].

Intanto il grande cestista dell’NBA Magic Johnson, appassionato di boxe e visto spesso ai match di Pacquiao, ha promesso di boicottare tutti i suoi futuri incontri, anche se la cosa non gli costerà molto dato che il filippino ha già annunciato che si ritirerà dalle competizioni ad aprile [boxingscene.com].

Più conciliante di Bautista e più incisivo di Magic Johnson è stato, sorprendentemente,  il portoricano Orlando Cruz, primo pugile dichiaratamente gay: pur biasimando il collega (“Dire che gli omosessuali sono peggio degli animali è stato irresponsabile: io sono gay e non devo essere giudicato per il mio modo di essere“),  Cruz ha “sfidato” il suo avversario filippino sul suo terreno, la Bibbia. Ricordando che Gesù aveva preso le difese delle adultere dicendo: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” e ricordando che “Dio ci chiede di amare in modo incondizionato“, Cruz ha auspicato di poter incontrare Pacquiao per parlare con lui e ha promesso di pregare per lui e la sua famiglia [boxingscene.com].

LE REAZIONI CONTRASTANTI DEI RELIGIOSI

A difendere l’ormai ex pugile, anche in patria, sono rimasti davvero in pochi. Tra questi, purtroppo, la conferenza dei vescovi cattolici filippini, che per bocca del suo portavoce padre Jerome Secillano, ha chiesto di non giudicare le parole di Pacquiao, che ha solo ricordato quello che è scritto nella Bibbia, anche se il prelato ha ammesso che non tocca agli uomini giudicare e che non bisogna usare un linguaggio offensivo [philstar.com].

E a far discutere le Filippine c’è anche l’intervento della candidata per il senato Nariman “Ina” Ambolodto, musulmana e già sottosegretaria per gli affari islamici nel governo del presidente Benigno Aquino, che ha dichiarato che le unioni di persone dello stesso sesso andrebbero rispettate, malgrado non siano quello che ci insegna l’Islam: “Il governo dovrebbe approvare una legge che garantisca i diritti di ogni coppia a vivere insieme“. Tra le tante reazioni, a favore e contro le sue posizioni, musulmani e cristiani si mescolano e si confondono, offrendo un quadro di come rispetto e omofobia riguardino tutti e non sempre e solamente “gli altri”.

 

Michele
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