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Stanno facendo molto discutere le parole di papa Francesco a proposito delle unioni civili per le coppie omosessuali. Le dichiarazioni del pontefice sono contenute nel documentario “Francesco” diretto da Evgeny Afineevsky, regista nato in Russia e di nazionalità statunitense-israeliana. All’interno della pellicola, il papa esprime la propria vicinanza alle persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex, asessuali), chiamandole “figli di Dio” e sottolineando il loro “diritto a essere e ad avere una famiglia”. “Quello che dobbiamo fare è dare vita a una legge sulle unioni civili – ha affermato il pontefice nel corso dell’intervista riportata nel film – In questo modo [le coppie dello stesso sesso; ndr] potranno contare su una copertura giuridica”.

Com’era prevedibile, le esternazioni di papa Francesco hanno scatenato un gran vespaio. Da più parti si è assistito a una vera e propria levata di scudi e di dichiarazioni stupefatte e indignate. “Il Papa non è al di sopra della parola di Dio, che ha creato l’essere umano maschio e femmina, il matrimonio e la famigliaha tuonato ad esempio il cardinale Gerhard Ludwig Müller, teologo ed ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede – In molti stati le cosiddette unioni sono state soltanto la premessa del riconoscimento dei matrimoni gay. Per questo tanti fedeli sono disturbati, pensano che queste parole sarebbero solo il primo passo verso una giustificazione delle unioni omosessuali, per la Chiesa, e questo non è possibile”.

Reazioni contrastanti

Sulla stessa lunghezza d’onda c’è anche Arturo Bastes, vescovo emerito della provincia di Sorgoson, nelle Filippine. In una sua recente dichiarazione, Bastes ha infatti espresso “seri dubbi sulla correttezza morale” delle dichiarazioni di Francesco e si è detto “scandalizzato” all’idea che il papa abbia espresso un parere favorevole nei confronti delle unioni omosessuali. Un po’ meno virulenta, ma non per questo meno infastidita, è la reazione di Ruperto Santos, conterraneo di Bastes e vescovo della popolosa città filippina di Balanga, che ha sottolineato l’importanza di visionare accuratamente i contenuti del documentario, facendo una netta distinzione tra ciò che corrisponde al vero e ciò che invece risulta essere solo mera “propaganda”.

trans accolti chiesa anglicanaDi segno totalmente opposto è invece la reazione delle associazioni che si battono in favore dei diritti delle minoranze sessuali, tra cui Bahaghari Center (Centro Arcobaleno), un’organizzazione LGBTQIA no profit che ha espresso grande contentezza per le dichiarazioni di papa Francesco. La speranza è che le parole del pontefice possano servire a smuovere le acque e ad apportare un concreto mutamento nella società filippina.

Fumo negli occhi?

Lo stesso cambiamento che, ormai da troppi anni, il presidente Rodrigo Duterte promette ma non che alla prova dei fatti non attua mai. Poco importa che il suo portavoce Harry Roque si affanni a ripetere che il presidente è ben disposto ad accettare e a promuovere le unioni civili per le coppie omosessuali. I ripensamenti e i voltafaccia di Duterte sono noti ormai da molti anni.

E se il presidente filippino di scheletri nell’armadio ne ha parecchi, non si può certo dire che le dichiarazioni di papa Francesco siano davvero così sfavillanti. Non è tutto oro quello che luccica, verrebbe da dire: e infatti, prima di inneggiare al miracolo e alla straordinaria lungimiranza del pontefice, forse sarebbe meglio andare a rileggere alcune sue precedenti esternazioni. “Chiamiamo le cose con il loro nome – diceva Francesco nel non lontano 2017 – Il matrimonio è tra un uomo e una donna. Questo è il termine preciso. Chiamiamo l’unione tra persone dello stesso sesso unione civile”. Apertura sì, dunque. Ma con molte – troppe – riserve.

Nicole Zaramella
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazioni da shankar s. (CC BY 2.0) / da Max Pixel (CC0)

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