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Come vivono le ragazze lesbiche a Timor Est? Cosa deve sopportare un giovane transessuale a scuola o in famiglia? Timor Est è un piccolo stato tra l’Indonesia e l’Australia, del quale si è occupato l’ASEAN SOGIE Caucus (Comitato sull’orientamento sessuale e l’identità di genere nel sud-est asiatico) in un rapporto dal titolo “A Research Report on the Lives of Lesbian and Bisexual Women and Transgender Men in Timor-Leste” (Un rapporto di ricerca sulle vite delle donne lesbiche e bisessuali e degli uomini transgender a Timor Est), stilato in collaborazione con Rete Fedo, rete nazionale delle organizzazioni delle donne che lavorano per promuovere la parità di genere e l’empowerment femminile.

“Questa relazione mostra il nostro impegno costante nel rafforzare il movimento LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersessuali e asessuali) a Timor-Leste – afferma Ryan Silverio, coordinatore regionale dell’ASEAN SOGIE Caucus – Nonostante i costanti sforzi di promozione dei diritti delle persone LGBTQIA, ci rendiamo conto che le donne lesbiche, bisessuali e queer e gli uomini transgender non sono inclusi”.

Le discriminazioni e soprattutto le violenze che subiscono le lesbiche e i transessuali si consumano in famiglia, dove si vuole estirpare questa “malattia” dal corpo e dalla mente delle figlie. Le testimonianze sono davvero raccapriccianti: si parla di stupri da parte di parenti che portano a gravidanze, bullismo a scuola che costringe i ragazzi a smettere di frequentarla e persino di purificazioni forzate bevendo sangue animale.

Testimonianze terribili

“Sono state violentata da mio zio, che credeva di farmi cambiare orientamento sessuale spingendomi in una relazione eterosessuale. Sono rimasta incinta, ma ho abortito ricorrendo alla medicina tradizionale. A quel punto sono scappata di casa e ora vivo con amici”.

“Mi hanno obbligata a bere sangue di gallina per diventare eterosessuale e lasciare la mia ragazza”.

“Da quando ho fatto coming out, ma mia famiglia ha smesso di amarmi e di prendersi cura di me. Mi picchiano costantemente e mi impediscono di uscire di casa. Anche quando ho cercato di uccidermi e sono finita in ospedale, la mia famiglia mi ha lasciata sola e non è venuto nessuno a visitarmi in ospedale”.

“Mi hanno scoraggiata a proseguire gli studi, perché secondo la mia famiglia una come me non merita di avere un’educazione perché non sarò mai in grado di trovare un lavoro decente”.

L’omosessualità è legale

Premesso che Timor Est ha adottato la Dichiarazione universale dei diritti umani e che dal 1975 i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso sono legali, nel 2002 la proposta di vietare la discriminazione basata sull’orientamento sessuale non è stata accettata. Le ragioni dichiarate furono il contrasto con la Chiesa, il fatto che lo stato non fosse pronto ad un passo del genere e che tutto questo avrebbe messo in testa strane idee alle persone. Fortunatamente nel 2009 è stato introdotto il crimine di odio sulla base dell’orientamento sessuale.

La vicinanza con l’Indonesia, in termini di diritti e di rispetto per le persone LGBTQIA, non giova al piccolo stato del Timor, ma diverse organizzazioni, come quelle che hanno portato a termine questa importante pubblicazione, si occupano seriamente della questione. I risultati del rapporto verranno usati su varie piattaforme nazionali e regionali per sensibilizzare e far conoscere le reali condizioni delle persone omosessuali e transessuali, nonché per dare alle vittime gli strumenti per difendersi e sostenere i propri diritti.

Il primo pride in Timor Est

Ai vertici del Governo, il primo ministro Rui Maria de Araújo sembra dare speranza alla comunità LGBTQIA. Araújo è diventato il primo e l’unico leader del paese a sostenere pubblicamente i diritti degli omosessuali e dei transessuali quando ha dichiarato che anche la comunità LGBTQIA ha il diritto di partecipare allo sviluppo della nazione e che la discriminazione verso di essa non porta alcun vantaggio al paese, in occasione del primo Gay Pride.

Lo scorso giugno, infatti, Timor Est ha visto sfilare il primo Gay Pride della sua storia. Bandiere, cartelli in lingua locale e in portoghese, colori e striscioni hanno permesso per la prima volta alla gente di lottare e farsi sentire senza paura. “È stato un momento emozionante, c’era un senso di euforia… Ho visto la felicità scritta sui volti delle persone e qualcuno ha pianto. Mi ricorda il giorno dell’Indipendenza, nel 2002”: lo descrive così a VOA un ragazzo gay vittima di violenze familiari e di bullismo a scuola.

 

Ginevra
©2017 Il Grande Colibrì

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