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Dopo aver saputo che, nonostante le loro richieste, il presidente della Repubblica ungherese János Áder aveva firmato la legge che le priva del diritto al cambiamento di nome e genere sui documenti, le persone coinvolte nell’attivismo transgender e intersex hanno bruciato per protesta i propri certificati di nascita in Hősök Tere (Piazza degli Eroi), nel centro della capitale Budapest.

La legge era stata presentata dal vice primo ministro Zsolt Semjén, quasi come per beffa, il 31 marzo, giornata internazionale della visibilità transgender, e il parlamento ungherese l’ha approvata il 19 maggio con una maggioranza dei due terzi: le nuova norma definisce il “sesso” di una persona esclusivamente come “sesso alla nascita, specificando che con questo termine si intende il “sesso biologico basato sui caratteri [sessuali] primari e sui cromosomi“. Il “sesso alla nascita“, inoltre, viene reso immutabile sui documenti. Questo è accaduto nonostante la Corte costituzionale di Budapest abbia stabilito a più riprese (nel 2001, nel 2005, nel 2007 e ancora nel 2018) che cambiare genere e nome sui documenti sia un “diritto umano fondamentale“.

Un coro di proteste

Non è difficile immaginare che, con la nuova legge, non potendo cambiare le proprie generalità, le persone trans e intersex saranno facilmente soggette a discriminazioni, molestie e violenze ogni volta che dovranno usare i propri documenti nella vita di tutti i giorni, “ad esempio quando devono andare in bancafa notare Katrin Hugendubel di ILGA Europe – o quando si recano dal medico o, semplicemente, quando devono stipulare un contratto telefonico“.

Per Bea Bodrogi, avvocata che rappresenta 23 persone transgender alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo (CEDU) attraverso l’associazione Transvanilla Transgender, “questa legge non ha precedenti in Europa: va contro tutti gli standard nazionali e internazionali, come il diritto alla privacy, all’autodeterminazione, alla dignità“. Háttér Társaság, un’associazione per i diritti delle persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) attiva in Ungheria dal 1995, si appellerà di nuovo alla Corte costituzionale: “Non ci arrenderemo: il riconoscimento legale del genere è un diritto fondamentale delle persone trans e intersex“.

Alessandro Garzi
©2020 Il Grande Colibrì
immagine: Il Grande Colibrì

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