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Cosa significa dire o affermare che qualcosa è davvero un diritto umano? Come facciamo a sapere e determinare se è giusto affermare che una cosa o un’altra è un diritto umano e che per questo dovrebbe essere rispettato? Parole come ‘diritti’ possono essere usate per fare il bene o per fare il male”. Con queste strane dichiarazioni il segretario di stato americano Mike Pompeo ha annunciato la creazione di una nuova Commissione sui diritti inalienabili, che dovrebbe rivedere il ruolo dei diritti umani nella politica estera USA. Gli elementi inquietanti sono molti.

Partiamo dal nome della commissione e dal linguaggio usato da Pompeo, che – come nota Jeremy Kadden, attivista di Human Rights Campaign (Campagna per i diritti umani; HRC) – è quello “usato dagli estremisti di destra per creare una divisione tra quelli che considerano diritti inalienabili e quelli che considerano diritti alienabili”. Cosa significa nel concreto? Per capirlo basta dare un’occhiata ai protagonisti di questa storia.

Protagonisti inquietanti

Iniziamo da Mike Pompeo. Quali sono le sue intenzioni? La risposta l’ha data lui stesso in una recente intervista, quando ha spiegato che in tutta la sua carriera (da parlamentare prima, da direttore della CIA poi e ora da segretario di stato) “i miei obiettivi si sono ispirati al modo in cui interpreto la mia fede, alla mia credenza in Gesù Cristo come salvatore“. Peccato che la sua interpretazione sia quella di un’integralista. E quindi non sorprende che in una commissione sui diritti non abbia raccolto esperti o attivisti dei diritti umani, ma intellettuali famosi per le posizioni anti-abortiste e per le idee ferocemente omofobe e transfobe.

Facciamo solo qualche rapido esempio. La commissione sarà presieduta dalla giurista cattolica “pro-life” Mary Ann Glendon, che ritiene che i matrimoni omosessuali siano un “esperimento sociale estremista” per danneggiare i bambini. Tra i commissari, ci sono il filosofo Christopher Tollefsen, grande paladino della transfobia e delle cosiddette terapie riparative, e il rabbino Meir Soloveichik, secondo cui l’omosessualità è solo un primo passo verso la zoofilia. Per il politologo ebreo Peter Berkowitz è “pericoloso” decriminalizzare i rapporti tra persone dello stesso sesso, mentre per lo studioso musulmano Hamza Yusuf l’omosessualità è “uno dei segni della fine dei tempi“.

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Esportare l’intolleranza

È difficile allora dare torto alla presidente di GLAAD, Sarah Kate Ellis, che spiega: “Questa ‘Commissione’ è una farsa e rivela ancora una volta l’audace programma anti-LGBTQ (lesbiche, gay, bisessuali, trans e queer) di questo governo. L’amministrazione Trump sta deliberatamente nominando attivisti che hanno fatto carriera lottando contro i progressi per le persone LGBTQ e gli sta offrendo l’opportunità di esportare il loro attivismo anti-LGBTQ in tutto il mondo attraverso il dipartimento di stato degli USA“.

Oltre ai diritti delle minoranze sessuali, la politica estera americana rischia di contrastare o almeno di ignorare i diritti delle donne, in particolare quelli di accesso alla contraccezione e all’interruzione di gravidanza. A questo proposito, occorre ricordare che Donald Trump ha ripristinato, rendendola ancora più dura, la cosiddetta “Politica di Città del Messico“, cioè il divieto, voluto da Reagan, di finanziare ONG che sostengano in qualsiasi modo le donne che vogliono abortire, anche semplicemente chiedendo che non siano criminalizzate. Come mostrano le ricerche scientifiche, questo tipo di politiche in realtà ha portato a un aumento delle interruzioni di gravidanza, ma la realtà non è certo un argomento che interessa gli integralisti.

No al “transgender ban”

Per fortuna dalla politica statunitense non arrivano solo brutte notizie. Proprio ieri la Camera dei rappresentanti ha approvato con un’ampia maggioranza bipartisan un emendamento democratico alla legge annuale sulla difesa che stabilisce che può prestare servizio militare qualsiasi persona che rispetti generici standard psicofisici, senza distinzioni di genere, etnia, religione, orientamento sessuale o identità di genere. Se l’emendamento passerà anche al Senato, sarà cancellato il tentativo del governo di cacciare le persone trans dall’esercito.

Pier Cesare Notaro
©2019 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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