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Nel centro di Tbilisi, capitale della Georgia, ci sono stati scontri tra alcuni attivisti per i diritti LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) e alcuni contestatori appartenenti per lo più a gruppi religiosi e nazionalisti. Gli attivisti arcobaleno stavano manifestando dopo le parole dette dal patriarca di Tbilisi sulla Pride Week che si aprirà oggi nella capitale georgiana. La Chiesa ortodossa aveva chiesto alle autorità politiche di non concedere gli spazi alla “Marcia della Dignità” (che è in programma per domenica 23 giugno): secondo il patriarcato, lo svolgimento della manifestazione “causerà disordini da parte della popolazione”.

Contestatori aggressivi

Alla protesta hanno preso parte poco meno di trenta persone con cartelli arcobaleno e, con lo slogan “come out”, hanno chiesto l’attenzione delle autorità locali.

Ma gruppi omofobi e religiosi hanno cercato di impedirgli l’accesso a un palazzo governativo tirando uova e intonando cori offensivi. Tra i contestatori c’era anche Levan Vasadze (un imprenditore locale che ha fondato e finanzia diverse associazioni omofobe, e che può vantare contatti con gruppi simili negli Stati Uniti) e diversi membri della Chiesa ortodossa che brandivano un cartello con lo slogan “Se gli omosessuali non si pentiranno, andranno all’inferno”. Alla fine, si sono contati otto arresti tra i contestatori per resistenza alla polizia.

L’ipocrisia del governo

A ogni modo, lo stesso ministero dell’interno ha informato che le forze dell’ordine “non saranno in grado di fornire protezione” ai partecipanti alla marcia e agli altri eventi collegati al Pride e ha proposto di tenere la manifestazione non nel centro di Tbilisi, ma in altre aree considerate più sicure, posti chiusi come uno stadio o un locale. Insomma, anche se l’omosessualità non è più un reato in Georgia e anche se la legge proibisce le discriminazioni basate su orientamento sessuale e identità di genere, dal punto di vista pratico il governo di Tbilisi non fa molto per garantire la giusta protezione ai propri cittadini LGBTQIA.

Alessandro Garzi
©2019 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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