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Non è neppure un segreto di Pulcinella. Nelle carceri dello Zimbabwe (e non solo, ovviamente), il sesso tra detenuti è assai frequente e vario: ci sono veri e propri stupri, c’è chi offre il proprio corpo in cambio di cibo o della protezione di un compagno di cella più potente, qualcuno lo fa in maniera pienamente consensuale, magari semplicemente per scaricare un po’ di tensioni. Non tutti sono omosessuali o bisessuali, e infatti si preferisce parlare più genericamente di uomini che fanno sesso con altri uomini (o, per usare l’acronimo inglese, MSM, men who have sex with men).

La situazione, comunque, è chiara e neppure le istituzioni la negano, anche perché ai direttori delle carceri arrivano continuamente denunce, fatte da chi subisce abusi o da compagni di reclusione che segnalano rapporti consenzienti ai secondini.

Emergenza sanitaria

Ma a testimoniare la diffusione delle attività sessuali ci sono soprattutto le malattie sessualmente trasmissibili: per esempio, il tasso di prevalenza dell’HIV è addirittura del 27% dentro le carceri, ben superiore al già molto alto 14% che si registra nella popolazione generale. Questa innegabile emergenza sanitaria ha spinto gli attivisti per i diritti civili a chiedere al parlamento di consentire la distribuzione di preservativi nelle prigioni, come già avviene in paesi vicini come il Sudafrica o il Lesotho.

Il provvedimento sarebbe del tutto sensato, ma si scontra con una serie di ostacoli: dalla cultura profondamente omofoba alla legge che criminalizza non solo i rapporti sessuali tra maschi, ma addirittura “qualsiasi azione che implichi un contatto tra due uomini che possa essere considerata da una persona ragionevole come un atto indecente” (sic!). I direttori delle carceri si rifiutano di introdurre i condom nei loro istituti penitenziari, anche perché potrebbero essere accusati di favorire l’omosessualità, e i politici non osano cambiare le leggi per paura di bruciarsi la carriera.

Elezioni risolutive?

Ultimamente, però, la situazione è diventata così grave che qualcosa potrebbe cambiare. Non si tratta di promuovere l’omosessualità, spiegano gli attivisti come Chester Samba, direttore di Gays and Lesbians of Zimbabwe (Gay e lesbiche dello Zimbabwe; GALZ), ma di salvare vite umane affrontando un problema che nessuno può negare. Secondo la parlamentare social-democratica Jessie Majome del partito di opposizione Movement for Democratic Change – Tsvangirai (Movimento per il cambiamento democratico; MDC-T), il nuovo parlamento che nascerà dalle elezioni del 30 luglio potrebbe occuparsi seriamente della questione.

Ovviamente un simile provvedimento potrebbe avere ripercussioni positive per tutta la comunità omosessuale del paese africano: in un certo senso, il fronte omofobo ha ragione nel giudicare la distribuzione dei preservativi come un’accettazione di fatto del sesso tra detenuti. Se ciò avvenisse, sarebbe difficile giustificare il paradosso di perseguitare determinate azioni e relazioni con la reclusione in carcere, dove quelle stesse azioni e relazioni sarebbero ufficialmente tollerate.

Pier Cesare Notaro
©2018 Il Grande Colibrì
foto: elaborazione di immagini libere

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