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Dopo una missione svolta in Polonia a novembre del 2020, la Commissione affari correnti della Camera dei poteri locali (l’organo collegiale che rappresenta gli enti locali al Consiglio d’Europa) ha pubblicato a gennaio un rapporto sulle mozioni votate da circa cento amministrazioni locali polacche per dichiarare i loro territori “zona libera da LGBT” (in realtà si tratta di due tipologie di mozioni, una “contro l’ideologia LGBT” e l’altra “per la difesa della famiglia, che viene intesa solo come quella composta da una coppia eterosessuale sposata). Le informazioni sono state raccolte attraverso gli uffici del governo polacco, i parlamentari, il commissario per i diritti umani, le autorità locali e le associazioni.

Boom dei crimini d’odio

Secondo il rapporto, queste mozioni hanno aumentato nel paese la violenza e i crimini d’odio nei confronti delle persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali), inclusi “discorsi d’odio fatti dai politici e dai media pubblici“, con un probabile riferimento alla TV di stato Telewizja Polska (Televisione polacca), che ha una linea editoriale decisamente omobitransfobica, al limite del complottismo. I crimini di odio sono raddoppiati da quando sono state discusse queste mozioni, fino ad arrivare a 150 nel 2019. E bisogna considerare anche il fatto che un sondaggio fatto dall’Unione Europea nel 2020 rivela che solo il 16% delle persone LGBTQIA ha denunciato un’aggressione omofoba alle forze dell’ordine.

All’interno della Commissione affari correnti è stato raggiunto un accordo per presentare al Congresso dei poteri locali e regionali prima dell’estate una risoluzione che chieda alle autorità polacche di ritirare queste mozioni e di “sviluppare politiche che tutelino i diritti dei gruppi vulnerabili”.

“Gravi lacune legislative”

Nonostante il fatto che recentemente alcune città abbiano ritirato le mozioni, anche a causa delle pressioni ricevute dagli altri paesi europei e dalla Commissione europea, il britannico Andrew Boff, che ha curato il rapporto del Consiglio d’Europa con la svedese Yoomi Renström, rimane preoccupato: “Queste amministrazioni coprono circa un terzo del territorio polacco e il loro impatto sulle persone LGBTQIA non è trascurabile. Quando si limita la vita di alcune persone a una ideologia si disumanizza chi ne è coinvolto”. Inoltre Boff ritiene che “il quadro legislativo ha delle lacune” per quello che riguarda la protezione delle minoranze sessuali e suggerisce un miglioramento delle leggi in materia.

Alessandro Garzi
©2021 Il Grande Colibrì
immagine: Il Grande Colibrì

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