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La Tunisia è considerata un paese che protegge i diritti e le libertà, ma violazioni evidenti dei diritti dei suoi cittadini dimostrano  quanto questo discorso sia solo uno slogan e un tentativo di rifare l’immagine della Tunisia nel mondo“. Le parole di Amal Ayari, nota avvocata che difende le donne e le minoranze sessuali nel paese nordafricano, sono amarissime. In un clima sociale incandescente, in cui le proteste sono alimentate sempre più dalla crisi economica, dallo stato pietoso di un sistema sanitario messo ancora più in ginocchio dall’epidemia e da una proposta di legge che aumenterebbe ancor più l’impunità della polizia, l’ultima scintilla arriva dal parlamento.

Islamisti all’attacco

Il deputato Mohamed Affes, della coalizione fascio-islamista Al Karama (La dignità), ha tenuto un discorso incendiario all’Assemblea dei rappresentanti del popolo di Tunisi, in cui ha affermato di riconoscere solo la sharia (la legge religiosa) e ha ripetutamente insultato le donne e le persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali). Per lui, per esempio, le ragazze single sono “o sgualdrine o donne stuprate“. I parlamentari laici di centro-sinistra hanno protestato contro queste parole abbandonando l’aula, mentre la richiesta di una censura formale contro il deputato non è andata in porto per problemi procedurali.

Decine di associazioni femministe e queer, come Damj (Inclusione) e Mawjoudin (Esistiamo), si sono unite per protestare contro Affes e il suo partito, che continuano a minare il percorso democratico e laico della Tunisia e a diffondere discorsi d’odio carichi di patriarcalismo, misoginia, omobitransfobia. E proprio di fronte a una protesta davanti al parlamento, l’auto di Affes ha accelerato per investire due attivisti di Damj, Saif Aidi e Hamza Nasri Grady. Paradossalmente i due militanti queer sono stati arrestati con l’accusa di aver tentato di danneggiare l’automobile del deputato.

arcobaleno prigione carcere sbarreViolenze di polizia

Intanto il movimento arcobaleno è in prima fila anche contro la proposta di legge che ridurrebbe drasticamente la responsabilità penale degli agenti di polizia in caso di uso ingiustificato e indiscriminato della violenza. Il motivo di questa mobilitazione è molto semplice: le forze dell’ordine sono tra i principali autori e istigatori delle violenze contro le minoranze sessuali, come dimostra la vicenda drammatica di Ahmed El-Tounsi e di altri attivisti trans aggrediti ad agosto dalla polizia davanti all’ambasciata francese.

Gli agenti non si sono limitati a picchiare il gruppo di malcapitati, ma hanno anche iniziato a richiamare i passanti per unirsi al pestaggio, urlando: “Uccideteli, sono sodomiti!“. Per fortuna tutte le vittime dell’aggressione sono riuscite a fuggire, anche se sono state inseguite per diversi isolati, ma quando hanno chiesto aiuto agli ospedali hanno ricevuto solo porte in faccia: nessuno voleva medicare le loro gravi ferite, con la scusa di non poter indirizzare i feriti verso i reparti femminili o maschili. E una porta in faccia è arrivata anche dalla magistratura, che per ora ha negato la possibilità di visionare le telecamere di sicurezza davanti all’ambasciata, nonostante il fatto che i video dimostrerebbero chiaramente la responsabilità dei poliziotti.

Numeri inquietanti

Saif Ayadi, dell’associazione Damj, illustra una serie di dati impressionanti: nel 2020 l’associazione ha dovuto fornire assistenza legale nei commissariati di polizia in 75 casi, a cui si aggiungono 98 richieste di consulenze legali. “Sono cifre cinque volte superiori a quelle registrate nel 2019 – dice l’attivista – Indicano un aumento allarmante della persecuzione delle persone LGBTQIA durante la pandemia di COVID-19“. Solo tra marzo e settembre, Damj ha registrato 21 aggressioni di persone trans per strada, 10 casi di tortura e due situazioni in cui il personale carcerario abusava di detenuti transgender. Inoltre sono state condannate almeno 12 persone trans o omosessuali con l’accusa di “sodomia, “atti osceni” e “insulto a pubblico ufficiale“.

Pier Cesare Notaro
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: Il Grande Colibrì

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