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Lo scorso anno, un mese dopo l’approvazione da parte delle istituzioni russe della nuova legge “contro la propaganda delle relazioni non tradizionali”, altri paesi dell’ex Unione Sovietica hanno annunciato la messa in discussione di provvedimenti simili. Dopo la Bielorussia, anche l’Uzbekistan vuole prendere la strada del divieto di “propaganda LGBT”.

In un progetto di legge, che regola l’informazione in senso più ampio nel paese, si vieta di pubblicare materiale che “promuova” la pornografia, il suicidio e le “relazioni non naturali tra persone dello stesso sesso”, e si fa appello ad un “abuso della libertà di parola” quando si proibisce di dare informazione sullo stesso tema.

Diritti LGBTQIA+: l’Uzbekistan e la propaganda LGBT

© Illustrazione di Майкл Скарн / Медиазона

In Uzbekistan, è in vigore una legge che punisce i rapporti sessuali tra uomini con la detenzione fino a tre anni. Secondo i dati del Centro (governativo) per i Diritti Umani in Uzbekistan, nel 2021 sono stati 36 gli uomini condannati per “sodomia”, e di questi 25 hanno ricevuto una pena detentiva. Il numero di arresti è in aumento. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, è il numero più alto dal 2016.
Talvolta, secondo le possibilità della famiglia, si può evitare la condanna pagando una tangente alla polizia.

Ci sono informazioni di torture da parte delle forze dell’ordine e di azioni mirate specificamente a gruppi di persone LGBT e può capitare che la corruzione sia l’unico motivo per il quale certi poliziotti arrestano le persone omosessuali.

Come emerge da un’inchiesta condotta dal sito di informazione indipendente russo “Mediazona”, gli uomini gay uzbeki sono quindi già costretti alla semiclandestinità, tra il terrore di essere sottoposti alle cosiddette “terapie riparative” da parte dei familiari ed il dovere nascondere il proprio orientamento.

© Illustrazione di Майкл Скарн / Медиазона

Anche la comunità gay uzbeka ha le proprie chat per favorire l’incontro tra persone. Ma in quelle chat, spesso, si incontrano poliziotti in incognito, o persone che vogliono “semplicemente” ricattare qualcuno, esponendone l’orientamento in una società molto conservatrice. Per questo molti ragazzi hanno dovuto lasciare il paese, dopo le pressioni (e le minacce) provenienti spesso anche dalla famiglia, dai conoscenti o dopo aver visto diffusi video creati da persone omofobe.

Yuri Yoursky, coordinatore di Ecom (Eurasian Coalition for Health, Rights, Gender and Sexual Diversity), una no profit attiva nel supporto delle comunità LGBTQIA+ nei paesi dell’Europa orientale e dell’Asia centrale, afferma che un cambiamento, a livello legale, potrà avvenire soltanto se la rimozione delle leggi omofobe può essere usata come “scambio” con i paesi più “liberali”.
Al momento, nonostante quindici anni di pressioni internazionali verso l’Uzbekistan, la situazione sembra addirittura poter peggiorare.

 

Alessandro Garzi
©2023 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da illustrazione di Майкл Скарн / Медиазона

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