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Gli Emirati Arabi Uniti sono sempre stati uno dei miei sogni ancora da realizzare: vorrei viverci e lavorarci proprio come lo desiderano molte altre persone, solo che… solo che io sono gay.

All’inizio del mese scorso il giovane fotografo Muhammad Fadli Bin Abdul Rahman (26 anni) e la sua amica transgender Nur Qistina Fitriah Ibrahim (37 anni), entrambi originari di Singapore, erano sbarcati ad Abu Dhabi per un viaggio di lavoro. Il giorno dopo il loro arrivo nella capitale sono stati arrestati dalla polizia locale in un centro commerciale con l’accusa di indossare abiti femminili in luogo pubblico e di indecenza morale e comportamentale. Lo racconta The Straits Times  qualche settimana dopo lo spiacevole accaduto.

Un silenzio preoccupante

La sorella minore di Nur (soprannominata Fifi dalla famiglia e dagli amici) dichiara al sito: “Nonostante abbia legalizzato il cambio del nome, mia sorella non ha ancora subito l’intervento di riassegnazione del sesso, quindi sui documenti risulta ancora con il genere maschile”. Poi continua: “Fifi era già stata negli Emirati Arabi quattro volte senza mai riscontrare alcun problema con le autorità. Siccome siamo molto legati in famiglia, quando Nur viaggiava ci aggiornava quotidianamente sugli spostamenti via WhatsApp, però questa volta aveva improvvisamente smesso di scriverci. Dopo qualche giorno di silenzio abbiamo ricevuto un suo messaggio vocale in cui ci diceva di essere stata arrestata. È stato scioccante!”.

Trans (vere o “presunte”) arrestate in Egitto e a Dubai

Saiful Bahri, il fratello del fotografo, sostiene che poco prima dell’arresto Fadli aveva inviato alla famiglia una foto in cui indossava una semplice T-shirt bianca. Inoltre ha dichiarato che lui e la famiglia sono stati informati direttamente dal ministero degli affari esteri singaporiano solo dopo una settimana dall’episodio.

Domenica 20 agosto Fadli e Nur sono stati condannati a un anno di carcere, senza aver avuto la possibilità di difendersi assumendo un avvocato o testimoniando in prima persona. Anzi, i due condannati non erano nemmeno presenti alla lettura della sentenza, stando a quanto ha pubblicato il sito Straits Times.

Una specie di “lieto” fine

Fortunatamente questo drammatico episodio finisce bene, come viene riportato dal National: la corte che ha esaminato il ricorso, il 27 agosto ha condannato Fadli e Fifi a una multa di 10mila dirham (equivalenti a quasi 2.300 euro) e all’espatrio assistito, ma cancellando la pena carceraria.

Non so più se il mio sogno di trasferirmi negli Emirati Arabi Uniti sarà forte come prima, quel che so di certo è che non rinuncerò mai alla mia libertà individuale di essere, di amare e di vestirmi come meglio credo.

 

Lyas
©2017 Il Grande Colibrì

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