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Sette nuovi arresti al Cairo, la capitale dell’Egitto contro la comunità LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender): è questa la notizia strombazzata – con tanto di video-interviste alle persone arrestate, messe in bella mostra dalla polizia, sebbene con il viso oscurato – da Video Youm 7 [via Wayback Machine], il sito di informazione più visitato del paese e uno dei più vicini ad Abd al-Fattah al-Sisi, presidente della repubblica egiziana e capo del regime militare che governa il paese dal colpo di stato anti-islamista. Secondo le forze dell’ordine, in manette sarebbero finite sette transessuali – attirate dalla polizia in un night club grazie ad un falso appuntamento organizzato online – che pubblicavano proprie fotografie pornografiche sui social network per offrire prestazioni sessuali a prezzi tanto alti quanto improbabili: 3mila sterline egiziane, circa 350 euro, pari a un paio di mensilità di un buono stipendio.

Ad essere improbabile nella ricostruzione sbirresca, però, non sono solo le cifre: secondo quanto si vede nel video e quanto riportano fonti anonime sull’autorevole sito A Paper Bird dell’attivista Scott Long, i prigionieri, tutti in abiti maschili, dovrebbero essere non transessuali, ma sei uomini gay (o presunti tali), ai quali si aggiungerebbe una cliente del locale notturno arrestata per aver protestato contro il raid. La confusione tra omosessuali e transessuali è sintomatica della profonda ignoranza dei giornalisti.

Più inquietante, invece, è la descrizione, riproposta in occasione di ogni arresto di massa di omosessuali e transgender, di una ricca e potente rete di prostituzione e immoralità: anche in questo caso sembra che si tratti di una bufala abilmente costruita per aumentare il senso di assedio della popolazione e giustificare le politiche repressive del governo.

In ogni caso, il video di questi ultimi sette arresti dimostra ancora una volta la connivenza tra dittatura e media ai danni della comunità LGBT, scelta come capro espiatorio. Se resta insuperata la spettacolarizzazione dell’ormai famoso servizio di Mona Iraqi (la giornalista riprese e fece trasmettere in tv l’arresto in un hamman di 26 uomini accusati di prostituzione di gruppo; Il Grande Colibrì), è immutata la strumentalizzazione e la falsificazione delle notizie. In un altro paese il fatto che le accuse contro gli uomini ripresi da Iraqi si siano rivelate prive di fondamento e che tutti siano stati prosciolti sarebbe stato un disincentivo per nuovi e assurdi arresti di massa, ma in Egitto, come scrive Long, “il generale Sisi, ubriaco del proprio stesso potere, trasforma ogni fallimento in un’opportunità per fallire meglio”.

Intanto due donne transessuali sono state arrestate a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti: la portoghese Janeiro, 18 anni, e la spagnola Chanel, 36 anni, sono state fermate dalla polizia dopo che si erano cambiate di abito in un bagno femminile. Il tribunale le ha condannate ad una multa, commutata poi in 20 giorni di prigionia in un carcere maschile, per attentato all’onore, comportamento immorale, travestitismo e resistenza all’autorità. Ed è difficile non concordare con Amnesty International quando sostiene che l’unica motivazione della condanna sia stata l’apparenza fisica e l’identità di genere delle due donne [El País].

Per fortuna dal Medio Oriente arriva anche una storia di speranza: in Turchia l’attivista trans Niler Albayrak potrebbe essere candidata alle elezioni legislative nelle liste del Partito Popolare Repubblicano, la principale forza di opposizione al regime autoritario di Recep Tayyip Erdogan. Albayrak denuncia come “le persone LGBT sono un gruppo estremamente oppresso ed emarginato nella repubblica turca”, ma annuncia anche che “una parlamentare trans non si concentrerà solamente sui diritti trans”. E c’è da crederle: l’anno scorso si era candidata, senza essere eletta, alle elezioni comunali con il Partito Democratico Popolare per sostenere i diritti dei curdi [Kaos GL]. L’alleanza tra diverse istanze di libertà, inaugurata con le proteste del parco Gezi [Il Grande Colibrì], dà ancora frutti promettenti.

 

Pier
©2015 Il Grande Colibrì

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