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Alla 64esima edizione dell’Eurovision Song Contest, il festival canoro europeo che si terrà a Tel Aviv dal 14 al 18 maggio, la Francia sarà rappresentata da Bilal Hassani, un artista gay di origini marocchine, ma soprattutto un cantante che “incita a banalizzare il terrorismo“. O almeno è questa la convinzione di Henri Leroy, senatore del partito conservatore Les Républicains (I repubblicani) finora noto soprattutto per i suoi affari con i commercianti d’armi libanesi, per i suoi provvedimenti contro i musulmani e per le sue dichiarazioni bigotte.

“Incita al terrorismo”

Leroy ha chiesto agli organizzatori di Eurovision di scartare Hassani a causa di un video in cui il cantante canticchia per strada la frase “La Francia ha davvero sofferto, attentati di qua, attentati di là“.

https://youtu.be/rJDaf7jC1O8

Per il senatore, “questo individuo è un ben triste esempio per i nostri giovani e incita a banalizzare il terrorismo” perché “deride gli attentati di Parigi che hanno fatto molte vittime“. In realtà Hassani stava facendo il verso al protagonista di un video diventato virale in estate, quando la Francia aveva vinto i mondiali di calcio: la frase era stata presa come esempio della voglia di riscatto di un paese colpito dal terrorismo.

Ma per Leroy tutto cambia se c’è di mezzo Bilal Hassani. E per poterlo attaccare senza accennare al fatto che sia un ragazzino arabo, di famiglia musulmana, orgogliosamente gay e pure favolosamente effeminato, finisce per lanciare un’accusa ridicola. Forse il video di Hassani non è il massimo della finezza, ma chi gli punta il dito è un politico che ha paragonato la procreazione assistita agli esperimenti nazisti di Josef Mengele ad Auschwitz…

Leroy si è coperto di ridicolo, ma un risultato l’ha ottenuto: nel giro di poche ore si è smesso di parlare dell’ondata di omofobia che ha travolto Bilal Hassani, tra pesanti insulti (persino da parte di presentatori TV!) e minacce di morte. Il cantante ha sporto denuncia e la Francia ha iniziato a interrogarsi sul livello di intolleranza espresso soprattutto sul web, ma questa riflessione è durata poco: Hassani è passato repentinamente da vittima a carnefice.

“Difende Dieudonné”

Con grande e un po’ sospetta efficienza, si è andati a scavare nel suo passato, per inchiodarlo a due tweet che avrebbe pubblicato quando aveva 14 anni (sic!). In uno dei post sembra prendere le difese di Dieudonné, il comico noto per le sue posizioni antisemite: “Davvero, non parlate così di Dieudonné, quando voi andate a cercare le vostre informazioni nella spazzatura – recita il messaggio – Imparate la verità“.

Non so neppure chi sia: ho 19 anni, lui non c’entra nulla con la mia generazione” si giustifica oggi Hassani, sostenendo di non aver scritto lui quel tweet. Secondo quanto ha raccontato in un video e in un’intervista a Le Parisien, “all’epoca ero giovane e scemo. Condividevo la mia password con una decina di persone: ci scambiavamo le nostre password tra fan dei VIP per poter parlare direttamente con gli artisti quando seguivano il nostro profilo. A quell’epoca andavo su Twitter una volta ogni sei mesi e non sapevo cosa ci fosse sul mio account“.

“È contro Israele”

La spiegazione, su cui ogni dubbio è più che lecito, è stata usata anche per l’altro tweet, quello che ha suscitato più polemiche. Durante la cosiddetta “Operazione Margine di protezione”, la campagna militare portata avanti a Gaza dalle forze armate israeliane tra luglio e agosto del 2014, sul profilo di Bilal Hassani è apparso questo messaggio: “Siete stupidi? Il crimine contro l’umanità viene da Israele“. Le Monde Juif, che ha pubblicato il presunto scoop, lo presenta come “sconfortante“, mentre sono iniziate a piovere accuse di antisemitismo.

Hassani ha affermato di non avere nulla contro Israele e di non sapere nulla del tweet, che ha subito cancellato. Forse sarebbe stato più convincente se avesse detto che bisogna condannare pure l’organizzazione palestinese Hamas (che lanciava razzi contro zone densamente popolate d’Israele, usava strutture civili a scopi militari e ammazzava sospetti “collaborazionisti”), ricordando comunque che di crimini di guerra è stata accusata anche Israele.

A Gazascrive l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) – il livello delle distruzioni è stato senza precedenti. Anche solo il numero di morti la dice lunga: sono stati uccisi 2.251 palestinesi, tra cui 1.462 civili. Di loro, 299 erano donne e 551 bambini. 11.231 palestinesi, tra cui 3.540 donne e 3.436 bambini, sono stati feriti e quasi il 10% di loro è rimasto permanentemente disabile“. Israele è accusato di avere deliberatamente bombardato scuole e ospedali.

“Canta per l’apartheid”

L’aspetto significativo della vicenda è che non si rimprovera a Hassani, all’epoca un 14enne completamente sconosciuto, un presunto silenzio su Hamas, ma si presenta il suo tweet come un attacco a Israele. Tutte le principali organizzazioni per i diritti umani sono concordi nel denunciare o almeno sospettare crimini di guerra, ma non si tollera il messaggio di un 14enne. La sua partecipazione a Eurovision diventa un fatto politico: se ci vuole andare, deve dimostrare non solo di accettare Israele, ma anche di essere d’accordo con le politiche più violente del suo governo e di esserlo sempre stato.

Questa campagna in fondo dà ragione alla lettera aperta con cui alcuni attivisti LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersessuali e asessuali) definiscono Eurovision “un’operazione di propaganda al servizio di Netanyahu e del suo governo di estrema destra” e per questo chiedono a Hassani di “non cantare per l’apartheid israeliano“. La lettera si aggiunge all’appello di decine di associazioni arcobaleno di tutto il mondo per boicottare il festival “per resistere al pinkwashing, per evitare la complicità con il regime [israeliano] e per denunciare le continue violazioni dei diritti umani da parte di Israele“.

Tirato per la giacca da un lato e dall’altro, il cantante per ora sta cercando di cavarsela rimanendo sul vago e ricordando (giustamente) che all’epoca dei fatti era solo ragazzino inesperto: “Non avevo nessuna idea della situazione geopolitica nel mondo: il mio interesse era focalizzato su Beyoncé e Lady Gaga“. Ma ora sono passati cinque anni e lui è una star internazionale. Al di là di polemiche un po’ assurde sui suoi tweet, oggi deve scegliere e ogni scelta avrà inevitabilmente un significato politico. “Quando sogno, sono un re” canta Bilal Hassani, ma è arrivata l’ora di aprire gli occhi e di essere un cittadino di questo mondo.

Pier Cesare Notaro
©2019 Il Grande Colibrì
foto: elaborazione dal video di “Roi”

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One Comment

  • Davide ha detto:

    Al contrario la campagna d’insulti omofobi e frasi antisemite da parte dei pro-palestinesi che lei non cita nell’articolo da torto alle organizzazioni che si oppongono all’eurovisione in Israele. Infatti hanno smesso di stressarlo per non ritrovarsi insieme a chi lo minaccia di morte. E a farlo sono quasi sistematicamente dei pro-palestinesi o musulmani che lo considerano come una vergogna per l’islam

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