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La Tunisia continua a sorprendere e a fare passi avanti verso la depenalizzazione dell’omosessualità. Infatti, nel paese rimane acceso il dibattito politico e sociale sull’abolizione dell’articolo 230 del codice penale che criminalizza l’omosessualità e prevede la reclusione fino a 3 anni di carcere per chi è sorpreso in atti omosessuali. Molti hanno sottolineato l’incongruenza di questo articolo con i nuovi principi e diritti, soprattutto con quello alla privacy, espressi dalla nuova costituzione del 2014, creata dopo la “primavera araba” . Ma questa legge continua ad impedire alle persone omosessuali di vivere in libertà e sicurezza nel paese.

Panorama incerto

Ma, se da un lato l’opinione pubblica si sta aprendo alla discussione circa la depenalizzazione dell’omosessualità, dall’altro lato continuano le violenze e i casi di pestaggio nei confronti della comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, queer, intersex e asessuali). Solo nel 2018 più di 120 persone sono state arrestate sulla base dell’articolo 230 e la repressione sociale continua.

La Tunisia sembra però decisa a fare passi avanti sulla strada dei diritti umani. Nel 2017 il governo ha mostrato questa l’intenzione attraverso la costituzione della Commission des Libertés Individuelles et de l’Égalité (Commissione delle libertà individuali e dell’uguaglianza; COLIBE), istituita dal presidente Beji Caid Essebsi. La Commissione aveva il compito di preparare un rapporto circa lo stato dei diritti nel paese favorendo un dialogo con la società civile su queste tematiche.

Il rapporto finale della COLIBE, pubblicato lo scorso anno, ha evidenziato la necessità di decriminalizzare l’omosessualità per garantire alla Tunisia una crescita democratica conforme al diritto internazionale. Questo è un grande passo avanti. Infatti solo nel 2012 la Tunisia aveva rifiutato le raccomandazioni derivanti dalla revisione periodica universale (UPR) circa la decriminalizzazione delle relazioni omosessuali, mentre oggi il governo sembra voler discutere di una possibile cancellazione dell’articolo 230.

tunisia articolo 230

Aprire il dialogo

L’obiettivo è quello di aprire un dibattito pubblico sulla questione che per lungo tempo è stata considerata un argomento tabù. È di questa opinione Mohsen Marzouk, segretario generale del partito laico Machrouu Tounes (Progetto della Tunisia). Egli ha affermato che è giunto il momento che i politici affrontino l’argomento della depenalizzazione dell’omosessualità, superando il clima di silenzio istituzionale.

Marzouk ha deciso di intraprendere un primo passo verso questa consapevolezza incontrando i rappresentanti dell’associazione Shams (Sole), che lotta per la depenalizzazione dell’omosessualità nel paese, ed esprimendo la sua solidarietà e il suo appoggio agli obiettivi dell’associazione.

Sotto attacco

Il messaggio arriva forte e chiaro all’indomani di un altro attacco all’attivismo LGBTQIA. Infatti, l’8 gennaio scorso proprio l’associazione Shams era stata citata a giudizio e ne era stata richiesta la dissoluzione poiché le attività a essa legate sarebbero “contrarie ai principi della società musulmana”. Marzouk ha invece tenuto a sottolineare che i diritti difesi da Shams sono diritti costituzionali e universali.

È evidente che il dibattito circa la depenalizzazione dell’omosessualità rimane ancora aperto nel paese e l’esito di questo processo continua a essere incerto. La società civile sta facendo sentire la propria pressione sul governo affinché si giunga alla depenalizzazione dell’omosessualità, il che sarebbe un primo passo verso un riconoscimento dei diritti umani della comunità LGBTQIA nel paese.

Antonella Cariello
©2019 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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