Skip to main content

Fathima sa bene di cosa parla, perché ha conosciuto entrambe le facce del problema: da professoressa trans di Bangalore, città con più di 8 milioni di abitanti nel sud dell’India, racconta tanto come lə insegnanti nel grande stato asiatico generalmente non abbiano alcuna idea di come interagire con le persone trans, intersex e di genere non conforme, quanto come questo si traduca in brutte esperienze per lə studenti: “Il bullismo e la sensazione di alienazione hanno effetti molto negativi sugli studi e sulla salute mentale dellə ragazzə. Io stessa ho sofferto di attacchi di panico e vivevo con molta ansia le relazioni sociali“.

Un gran numero di insegnanti, a volte persino insegnanti di scienze, non sono in grado di spiegare la differenza tra sesso e genere” spiega ancora Fathima, che sottolinea l’importanza della formazione per tutto il personale scolastico. Un obiettivo che, riconosce lei per prima, non è facile da raggiungere: “Anche quando si organizza la formazione, possono sorgere problemi, perché lə insegnanti cisgender possono avere difficoltà ad accettare molte cose. Però è un punto di partenza importante: quando lə ragazzə non possono parlare di queste cose in famiglia, almeno possono trovare insegnanti che conoscono la questione“.

Formare la scuola

È proprio questa constatazione che rende ancora più meritoria l’iniziativa del National Council of Educational Research and Training (Consiglio nazionale per la ricerca e la formazione in ambito educativo; NCERT), un ente pubblico con sede a Nuova Delhi, che ha pubblicato e reso disponibile per chiunque una guida per affrontare la transfobia e le questioni di genere nelle scuole. “Inclusion of Transgender Children in School Education: Concerns and Roadmap” (L’inclusione dellə ragazzə transgender nell’istruzione scolastica: problematiche e proposte operative) ha anche il merito di essere il frutto della collaborazione tra il mondo accademico e quello dell’attivismo trans, proponendo un quadro ricco delle diverse situazioni che si possono presentare.

La pubblicazione riflette anche una domanda crescente di informazioni e suggerimenti da parte delle scuole. Randhoni Lairikyengbam, di Solidarity and Action Against The HIV Infection in India (Solidarietà e azione contro l’infezione da HIV in India; SAATHII), racconta per esempio la storia di un preside a Manipur: quando uno studente trans ha smesso di frequentare la scuola, il dirigente, pur non avendo una conoscenza precisa di cosa fosse il transgenderismo, è andato a casa del giovane, si è confrontato con lui e gli ha concesso di frequentare l’istituto indossando i pantaloni invece della gonna. “Si è preoccupato sinceramente della salute mentale e del futuro del ragazzo” riconosce la ricercatrice.

scuola lavagna bandiera transgenderCambiare la scuola

“Inclusion of Transgender Children in School Education” propone una serie di azioni per rendere le scuole più sensibili e più accoglienti: tutto il personale (non solo quello docente) dovrebbe essere formato per capire cosa siano il transgenderismo, l’intersessualità e la non conformità di genere; ci dovrebbero essere bagni gender-neutral; lə studenti dovrebbero poter scegliere l’uniforme da indossare; dovrebbero essere creati gruppi di sostegno per chi appartiene a una minoranza sessuale; le scuole dovrebbero invitare delle persone transgender a parlare della comunità e delle proprie esperienze personali, anche offrendo modelli di successo in cui potersi identificare.

Ma i cambiamenti dovrebbero essere ancora più ampi e coinvolgere anche lə studenti cisgender, perché bisogna superare il binarismo di genere e tutti gli stereotipi che si trascina dietro. Per questo la guida suggerisce che tutte le proposte scolastiche dovrebbero essere rivolte a tuttə lə studenti, senza distinzioni di sesso o di genere: per esempio, bisognerebbe evitare di organizzare attività sportive solo per maschi o solo per femmine. Allo stesso modo, la pubblicazione critica i libri di testo che presentano luoghi comuni su donne e uomini, per esempio sulle attitudini e le professioni, e non parlano mai di persone intersex o transgender.

Meeta Sengupta, esperta di strategie e politiche educative, riassume bene con queste parole: “Se includiamo le persone emarginate, aiuteremo ogni bambinə, perché così imparerà a concentrarsi su ciò che è importante, a lavorare con persone diverse da sé e a interiorizzare l’abitudine di mettere in discussione i propri preconcetti“.

india bambina scuola libroVincono le fake news

L’iniziativa è insomma lodevole (anche se non può far dimenticare il fatto che il NCERT negli ultimi anni ha spinto per modificare l’insegnamento della storia indiana per eliminare la presenza e il contributo delle minoranze religiose), ma, appena ne ha parlato la stampa, è scoppiato il putiferio. A condurre la crociata contro la guida trans-friendly è stato in particolare OpIndia, un sito dichiaratamente vicino al partito fondamentalista indù Bharatiya Janata Party (Partito del popolo indiano; BJP), al potere, e noto soprattutto per le sue campagne a base di fake news contro la popolazione musulmana. Con una serie di articoli, OpIndia ha diffuso la tesi che il manuale sarebbe parte di un complotto per diffondere la “propaganda americana (sic!) nelle scuole indiane.

Sui social media le accuse sono diventate virali e sempre più feroci, fino ad arrivare all’intervento anche della National Commission for Protection of Child Rights (Commissione nazionale per la protezione dei diritti dell’infanzia; NCPCR), un organismo interno al governo federale. Questa commissione ha intimato all’NCERT di prendere in considerazione le lamentale e di “rettificare le anomalie” all’interno del documento. E così la guida è stata rimossa dal web. Chissà se verrà pubblicata di nuovo e con quali modifiche: le prospettive non sono certe rosee.

Due buone notizie

Eppure tra i banchi indiani, nonostante le pressioni politiche contrarie, le cose stanno cambiando davvero. A Calcutta, per esempio, l’associazione per i diritti dellə bambinə Prayasam proietterà nelle scuole otto cortometraggi a tematica LGBTQIA+ (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali). Le tematiche affrontate sono numerose, da quelle più ovvie (il rapporto con i genitori, per esempio) ad altre più audaci, come la prostituzione maschile. C’è un dettaglio che mostra chiaramente l’importanza e il coraggio dell’iniziativa: per i registi è stato spesso difficile trovare persone che recitassero nei loro film, perché la maggioranza rifiutava sdegnata il ruolo di una persona LGBTQIA+.

Intanto, dopo una sentenza di luglio dell’Alta corte di Chennai (contenente la splendida frase: “L’ignoranza non è in alcun modo una giustificazione per normalizzare una qualsiasi forma di discriminazione“), la National Medical Commission (Commissione medica nazionale) ha ordinato alle case editrici e alle scuole di medicina di eliminare da libri di testo e lezioni ogni descrizione discriminatoria e non scientifica delle minoranze sessuali. La decisione è importante, anche se L. Ramakrishnan, vice-presidente di SAATHII, ricorda che “il problema non è solo la cattiva rappresentazione [delle persone LGBTQIA+; ndr], ma anche la loro assenza“. In molti manuali, infatti, non si parla proprio di omosessualità, bisessualità e transgenderismo.

 

Pier Cesare Notaro 
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazioni da PxHere (CC0) / da rahu (CC0) da Max Pixel (CC0)

 

Pier Cesare Notaro: “Antifascista, attivista per i diritti delle persone LGBTQIA e delle persone migranti, dottore di ricerca in scienze politiche, mi sono interessato da subito ai temi dell’intersezionalità” > leggi tutti i suoi articoli

banner contatti grande colibri

Leave a Reply