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Se le foto del matrimonio in Punjab tra due donne hanno fatto il giro del web [Il Grande Colibrì], la strada in India è ancora lunga: nonostante le speranze siano molto positive, le discriminazioni verso le persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e asessuali) sono ancora tante.

Che fine hanno fatto Reena e Soniya?

Una coppia lesbica è scomparsa: di Reena, 25 anni, e Soniya, 22 anni, non si sa niente da febbraio, quando le due ragazze fecero una denuncia contro i loro genitori, sostenendo che, dopo averle scoperte in comportamenti “compromettenti”, le avevano picchiate. Ma la polizia ha un’altra idea: Reena e Soniya non sono scomparse, potrebbero invece essere state mandate in casa di parenti lontani per tenere la coppia divisa. Di fatto, non essendoci una denuncia di scomparsa dai genitori, la polizia dichiara di non poter far niente.

“Voglio sposarla: vivremo insieme o moriremo insieme. Mio padre mi picchia, vuole che io dimentichi Soniya” dichiarava Reena alla polizia, mentre il padre di lei sostiene: “Soniya non è una brava ragazza. Lei venderà mia figlia ai trafficanti del sesso, ha fatto il lavaggio del cervello a Reena”. Anche il fratello di Soniya dice: “Mia sorella si è sposata nel 2007. Non è mai andata a casa del marito e ha chiesto il divorzio. Dovrebbe sapere che questo tipo di rapporti non son accettati”. In India, soprattutto nei piccoli paesi, l’omosessualità è vista ancora come una malattia da curare, anche se ormai se ne parla abbastanza, anche in TV [Daily O].

Una malattia da curare, che porta un direttore cinematografico, Sudhanshu Saria, a girare in segreto “Loev”, un film a tematica gay, perché le relazioni tra persone dello stesso sesso sono illegali [The Huffington Post]. “Loev” è stato rilasciato su Netflix pochi giorni fa, quindi se interessati… buona visione a tutti!

Niente cimitero per i cadaveri trans

Anche le persone transessuali sono fortemente discriminate, per esempio nella ricerca di un’occupazione lavorativa o – fatto ancora più sconvolgente – nella morte: sembra che le persone transgender non siano autorizzate a essere seppellite come le altre, o subiscano comunque forti limitazioni. Rachana Mudraboyina, attivista trans, denuncia questa discriminazione anche dopo la morte. “Siamo trattate come una specie non umana, non possiamo utilizzare i cimiteri tradizionali” dice, ricordando che recentemente a una transgender è stato negato il permesso per l’estrema unzione.

Madhav, un’altra attivista, racconta che la maggior parte dei corpi delle persone transessuali sono seppelliti fuori dai cimiteri, facendo i riti funebri a tarda notte e pagando gli extra ai custodi. Il movimento trans del paese è fortemente deciso a manifestare contro questa ingiustizia. A volte, per ottenere l’autorizzazione per usufruire dei sepolcri, si trovano costrette a vestire una donna transgender da uomo [Telangana Today] – e questo ci sembra veramente atroce.

Indonesia, l’università non vuole i gay

In Indonesia, invece, fa discutere il divieto all’istruzione agli studenti LGBTQIA: non ci sembra esagerato usare questa espressione forte dal momento che l’Università Andalas di Padang ha richiesto a chi supera il test di ammissione di firmare un foglio per dichiarare di non essere omosessuale, altrimenti niente accesso alla scuola.

L’hashtag #DukungUnandTolakLGBT (Appoggio l’Università Andalas nel respingere gli LGBT) è stato lanciato con un tweet discriminatorio: “LGBT è anormale. Non lasciate che la vostra generazione futura viva in un ambiente così anormale. Eliminare gli LGBT e curarli!”. Giorni fa, dopo il polverone alzatosi, l’università ha eliminato il form dal sito, ma ancora non ha saputo dare valide e chiare risposte sull’accaduto [The Jakarta Post].

 

Ginevra
©2017 Il Grande Colibrì

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