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Si può convivere con persone molto diverse per tradizioni, convinzioni e origini etniche? Naturale che si possa, anche se politici e cittadini comuni in molte nazioni del mondo sembrano volerci convivere del contrario. Poi accade che la cena per celebrare la fine del ramadan al Centro culturale islamico di Dublino veda la partecipazione di Leo Varadkar, nuovo Taoiseach (primo ministro irlandese) di origini indiane e gay dichiarato, e che le cose vadano alla perfezione.

Leo Varadkar, gay contro l’islamofobia

Sebbene anche il precedente premier avesse visitato il Centro islamico, la visita di Varadkar era nel mirino degli islamofobi, pronti ad attaccare i musulmani che avessero creato problemi. Ma l’imam Hussein Halawa, che ha ringraziato per il meraviglioso gesto di partecipare a questa importante cerimonia, ha messo a tacere le critiche: richiesto di un parere sull’omosessualità dell’interlocutore, ha risposto semplicemente che la sua comunità “vive in Irlanda e che in Irlanda questo è consentito dalla legge”.

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Halawa ha ammesso anche che i musulmani irlandesi si sono opposti al matrimonio tra persone dello stesso sesso (“perché la nostra interpretazione di famiglia è basata su un uomo e una donna”) e ha detto che un omosessuale che continua a praticare questo peccato è come se rinunciasse all’islam.

Dal canto suo il primo ministro ha messo in guardia i suoi connazionali dall’islamofobia crescente: “Dobbiamo essere tutti vigili contro ogni estremismo e non permettere che la minaccia del terrorismo ci porti a limitare la libertà delle persone o a creare barriere tra le diverse comunità. È una cosa che non accetterò mai” [The Irish Times].

Ana Brnabic, una lesbica per l’UE?

Nei Balcani intanto un’altra persona omosessuale, Ana Brnabic, è stata nominata prima ministra in Serbia. Nonostante l’entusiasmo dei media europei, c’è un po’ di scetticismo: la scelta sembra essere stata fatta più per compiacere l’Unione Europea, a cui la Serbia aspira ad aderire, che per vera convinzione, tanto più che Brnabic è stata nominata per l’impossibilità del presidente Aleksandar Vucic di ricoprire anche la carica di primo ministro. Secondo i molti critici, la donna  sarà poco più di una marionetta nelle mani del presidente [Balkanist].

Dalla Serbia al Cile: ombre e luci sui Pride nel mondo

Intanto nel paese, dove le marce per l’orgoglio LGBTQIA (lesbico, gay, bisessuale, trans, queer, intersessuali e asessuali) sono tradizionalmente in settembre, sabato scorso si è svolta una manifestazione scissionista di tre organizzazioni che contestano alla parata ufficiale di aver abdicato alle richieste di uguaglianza e rispetto e di essersi accontentata, dopo gli incidenti verificatisi fino al 2013, del fatto che il Pride sia stato negli ultimi anni senza incidenti (anche in questo caso i critici attribuiscono una maggiore attenzione della polizia su questo fronte proprio alla necessità di salvaguardare la domanda di adesione del paese all’UE), abbandonando la funzione di lotta e le rivendicazioni [Balkan Insight].

Purtroppo, invece, per quello che riguarda i diritti le buone notizie appaiono ben lontane: quale che sia tra gli attivisti  il gruppo più forte, la politica non sembra aver intenzione di mettere le questioni di parità all’ordine del giorno. Per ora ci si accontenta del valore simbolico della premier lesbica.

 

Michele
©2017 Il Grande Colibrì

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