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In Kenya, due nuove normative fanno discutere e accendono le proteste della comunità LGBTQIA+ (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex, asessuali), mentre la polizia abusa del suo potere per ricattare gli omosessuali.

CACCIA AL GAY

Nel paese africano si sta verificando la solita caccia al gay sulle app LGBT, pratica tristemente conosciuta che abbiamo già documentato in diversi paesi. Ma stavolta la polizia se ne serve come ricatto per estorcere denaro, più che per arrestare persone. Otieno, un giovane di 29 anni, racconta a The Guardian la storia di questa terribile quanto assurda esperienza che ha vissuto sulla sua pelle. Le “forze dell’ordine” creano profili falsi e poi stampano le chat per usarle come prova, una volta intercettata e raggiunta la persona con cui hanno chattato.

D’altronde in Kenya i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso sono considerati “innaturali” e criminalizzati attraverso la Sezione 162 del codice penale di epoca coloniale. Con una legge del genere, la criminalizzazione creerà terreno fertile per atti di questo tipo.

Secondo Njeri Gateru, direttore esecutivo della NGLHRC (National Gay and Lesbian Human Rights Commission) questo tipo di ricatto non è più confinato a Nairobi ma si sta diffondendo in tutto il paese. Purtroppo si stima che solo il 10% circa dei casi venga segnalato. NGLHRC e altre associazioni kenyote testimoniano situazioni terribili di persone LGBTQI+ adescate su siti di incontri e derubate (fino a chiedere un conto bancario intero), pestate gravemente e violentate da cittadini comuni, poliziotti e altri funzionari pubblici. Molte altre volte, appellandosi alla Sezione 162, la polizia arriva fin dentro le mura domestiche e minaccia di sequestrare i telefoni cellulari delle vittime.

Njeri Gateru

Njeri Gateru, foto © kios.fi

Moltə attivistə sottolineano l’urgenza di educare gli agenti di polizia per evitare che accadano simili violenze ma purtroppo non è un processo facile da iniziare. È complesso far capire che le persone LGBTQIA+ meritano rispetto quando per lo Stato sono praticamente alla stregua di criminali. Infatti, nonostante le accuse di cattiva condotta che l’associazione NGLHRC ha presentato all’Autorità di supervisione della polizia, questa smentisce e nega ogni coinvolgimento dei suoi funzionari.

In Camerun per esempio, l’associazione Alternatives-Cameroun ha iniziato un percorso con i commissariati di polizia, organizzando workshop sui diritti delle persone LGBTQIA+. Ma ci si va con i piedi di piombo, prendendo la questione molto alla larga per non destare fastidio e preoccupazione nelle autorità. E soprattutto per non essere cacciatə.

Intanto la discriminazione continua imperterrita su più fronti.

NO AL DIRITTO ALL’ISTRUZIONE PER LE PERSONE LGBTIQ+?

Il 13 gennaio, una piccola parte di Nairobi si è colorata di bandiere arcobaleno. Giovanə LGBTQIA+ sono scesə pacificamente in strada per protestate contro l’assurda quanto grave direttiva data dal Segretario del ministero dell’Istruzione George Magoha. Quest’ultimo avrebbe ordinato, in maniera ufficiosa (ancora non vi è traccia di un’ordinanza scritta), di vietare allə studentə LGBT di entrare nelle scuole. Lə manifestantə hanno anche inviato una petizione al ministro, in cui chiedono di ritirare la sua direttiva e di impegnarsi a eliminare tutte le discriminazioni in quanto lesive dei diritti delle persone. Questa settimana dovrebbe esserci un incontro diretto tra il presidente e lə attivistə della petizione.
Le dichiarazioni di Magoha sono già state prese in parola da alcune scuole che hanno provato a vietare l’ingresso ad alcunə studentə. Un funzionario statale dell’Istruzione afferma:

“L’attuazione di una direttiva del genere sarebbe molto difficile e potrebbe portare tanta rabbia. Già adesso si nota quanto questa dichiarazione stia generando caos. E se fosse il preside di una scuola a farlo? Sarebbe un disastro”.

Sì ALLA PMA, MA SOLO SE SEI ETERO

Il Kenya ha deciso a livello statale di aiutare le persone che non riescono ad avere figlə. Ciò che fa male, è che ancora le persone LGBTQIA+ rimangono tristemente e ingiustamente escluse da questi passi avanti. Un disegno di legge presentato dal membro del Parlamento Suba North Millie Odhiambo consentirebbe la riproduzione assistita e la fecondazione in vitrio. Ma a chi le consente? Alle “coppie”, intese le coppie di sesso diverso. E per non creare dubbi assai pericolosi, Odhiambo ha messo nero su bianco la sua omofobia. La proposta prevede infatti una pena pecuniaria di 5 milioni di scellini e/o una pena detentiva massima di 5 anni alle persone gay o lesbiche che fanno uso di queste pratiche. La dichiarazione del parlamentare che guiderà la discussione sul disegno di legge, David Ole Sankok, mostra ancora una volta tutta l’omofobia e il conservatorismo che siede ai vertici di questo paese:

“Tra i tanti emendamenti che sono stati adottati, questo è il migliore. Ecco come siamo noi in Kenya, non riconosciamo i matrimoni tra persone dello stesso sesso”.

La discussione ufficiale sulla proposta avverrà l’8 febbraio.

 

Ginevra Campaini
©2022 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da foto di Mwangi Gatheca da Unsplash

 

Ginevra Campaini: “Mi chiamo Ginevra e non sopporto gli stereotipi delle categorie maschile e femminile. Scrivo per imparare, capire e condividere quello che succede a me e alle persone LGBT+ nel mondo” > leggi tutti i suoi articoli

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