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La retorica anti-LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) in Asia sta raggiungendo livelli preoccupanti. Accanto alle manifestazioni di odio e disprezzo però stanno aumentando anche i gesti di comprensione e solidarietà. Che fanno sperare in un futuro migliore.

Elezioni politiche

Per molti stati asiatici il 2019 sarà l’anno della svolta. India, Filippine, Indonesia e Thailandia si preparano a eleggere i loro nuovi rappresentanti e la campagna elettorale si preannuncia infuocata. A preoccupare maggiormente sono le dichiarazioni di alcuni uomini di governo che approfittando della maggiore visibilità hanno lanciato una serie di duri attacchi alla comunità queer e ai suoi appartenenti.

Non è una novità che alcuni politici utilizzino una retorica aggressiva e omofobica per fare colpo sulla frangia più conservatrice degli elettorispiega Suki Chung, attivista per i diritti LGBTQIA e membro di Amnesty International a Hong Kong – Gli appartenenti alla comunità queer sono sempre stati usati come capro espiatorio e rappresentano un bersaglio facile per i politici in cerca di consenso“.

“Rischio di collasso”

Deve essere stata proprio la ricerca di approvazione e visibilità a spingere la cinquantunenne Mio Sugita, parlamentare del giapponese Jiyu-Minshuto (Partito Liberal Democratico; LDP), a scrivere un articolo di quattro pagine in cui definiva “improduttive” le coppie omosessuali.

Secondo Sugita, le relazioni omosessuali sarebbero addirittura dannose per il paese, poiché due persone dello stesso sesso “non mettono al mondo dei figli, e in altre parole non contribuiscono alla crescita economica dello stato“. La politica ha anche espresso la sua preoccupazione per la società giapponese, che a suo dire rischierebbe addirittura il collasso se accettasse l’esistenza dei legami tra persone dello stesso sesso.

microfono pistola

Le reazioni non si sono fatte attendere e hanno spinto gli editori di Shincho 45, il magazine su cui era apparso l’articolo, a scusarsi pubblicamente e a sospendere le pubblicazioni. Le proteste hanno convinto inoltre alcuni esponenti dell’LDP a condannare piuttosto duramente le parole di Sugita. Nessuna reazione invece da parte della diretta interessata, che non ha rilasciato alcun commento su quanto accaduto.

A parlare per lei è stato il primo ministro Shinzo Abe, che ha affermato di non voler mettere pressioni a Sugita affinché si dimetta: “È ancora giovane“, ha spiegato semplicemente, troncando sul nascere qualsiasi tentativo di confronto.

Il pericolo in un fumetto

Le cose non vanno molto meglio in Indonesia, dove il ministro delle comunicazioni e tecnologie informatiche Rudiantara ha dichiarato guerra nientemeno che a un fumetto. Le strisce incriminate sono quelle del cartoonist malese AlPantuni, i cui lavori sono visibili ormai solo sulla pagina di Il Grande Colibrì.

Nelle sue storie AlPantuni racconta con pungente ironia la vita di un giovane omosessuale costretto a fare i conti con una società omofoba e violenta. Nulla di inventato, anzi: le (dis)avventure del protagonista rispecchiano fedelmente la realtà dei fatti. E proprio per questo suscitano le ire di molte, moltissime persone. Le reazioni indignate e gli attacchi diretti sono all’ordine del giorno, e con l’uscita della seconda serie di storie si sono moltiplicati. Tra di essi spicca sicuramente l’intervento di Rudiantara, che si è detto pronto a tutto, anche a oscurare Instagram pur di impedire la diffusione di contenuti blasfemi.

Le elezioni sono alle porte, bisogna battere i pugni e fare la voce grossa. Bisogna trovare un capro espiatorio su cui scaricare colpe e frustrazioni, e la comunità queer è esattamente quello che ci vuole. Non a caso il presidente Joko Widodo ha indicato come suo possibile successore Ma’ruf Amin, già al centro di numerose polemiche per le sue posizioni apertamente omofobe. E pensare che tre casalinghe hanno accusato in un video proprio Widodo di voler introdurre i matrimoni gay e vietare la preghiera (e per questo sono state arrestate)!

matrimonio tv

“Diritti inaccettabili”

Ging Cristobal, attivista filippino di Outright International, ha di recente invitato i politici a essere più cauti nelle loro dichiarazioni: “Il loro modo di fare è molto pericoloso“. Secondo l’attivista, le parole dei rappresentanti di governo potrebbero spingere i cittadini a mettere in atto comportamenti discriminatori e violenti nei confronti di individui LGBTQIA. L’invito a una maggiore pacatezza non sembra però essere stato colto.

Di recente il primo ministro malese Mahatari Mohamad si è espresso con molta durezza affermando che il paese da lui governato non potrà mai accettare il matrimonio gay e non farà nulla per difendere i diritti della comunità queer. L’affermazione si inserisce in un contesto molto più ampio: sono infatti molti gli stati asiatici in cui le unioni omosessuali sono ritenute responsabili della distruzione della famiglia “tradizionale”, nonché un gravissimo pericolo per la società.

Un barlume di speranza

Sembra difficile scovare un aspetto positivo in un così fosco panorama, eppure qualcosa di buono c’è e vale la pena ricordarlo. In India, per esempio, la Corte suprema ha recentemente abolito la sezione 377 del codice penale, un’antica legge che vietava le relazioni omosessuali. “Il sesso consenziente tra adulti in uno spazio privato, che non sia dannoso per i minori, non può essere negato poiché oggetto di una scelta individuale” si legge nel verdetto, che sottolinea anche quanto la sezione 377 fosse discriminatoria e contraria ai principi costituzionali.

Buone notizie anche dalla Thailandia, vicina a diventare il primo e finora unico stato asiatico a riconoscere le unioni civili tra persone dello stesso sesso, mentre una proposta di legge a Taiwan vuole introdurre direttamente i matrimoni per le coppie omosessuali: un segnale di apertura che non può lasciare indifferenti. Certo la strada è ancora lunga, ma ci sono buone possibilità che la situazione migliori. “La retorica anti-LGBTQIA è forte ma non invincibile – sottolinea Suki Chung – Sempre più politici si sono fatti avanti per ribadire che le discriminazioni non possono e non devono trovare spazio in Asia“.

Nicole Zaramella
©2019 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì / elaborazione da Max Pixel (CC0) e dirtdiver38 (CC0) / da pngimg (CC BY-NC 4.0)

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