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Se qualche città italiana sembra ogni anno sul punto di organizzare due Pride distinti per screzi tra le diverse anime del movimento LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali), la situazione è ben più chiara a Manila: qui, nella capitale delle Filippine, tutto il mondo delle associazioni è unito nell’ormai classica marcia che si terrà a giugno, mentre il Summer Pride previsto per il 19 aprile è un’iniziativa a sorpresa del dipartimento del turismo, della cultura e delle arti della città. L’annuncio di questa seconda manifestazione, però, ha fatto storcere un bel po’ di nasi.

Un Pride senza LGBT?

Anche un occhio esterno poteva accorgersi di quello che non andava nella prima pubblicità del Summer Pride: l’unico accenno, molto vago e traballante, alle minoranze sessuali era contenuto in una frasetta che faceva sospettare una scarsa conoscenza persino della terminologia essenziale. “Vorremmo invitarvi a unirvi a questa occasione unica di mostrare al mondo la diversità culturale di questa capitale – recitava il testo – Ciò simboleggerà anche l’uguaglianza e l’unità tra gli abitanti di Manila dei diversi generi (sic!)”. Il dipartimento, dopo le polemiche, ha provato a metterci una pezza, dicendo che sarà una manifestazione a favore delle persone LGBTQIA e che non le aveva citate perché l’evento sarà aperto anche agli etero. Rumore di unghie sugli specchi.

Ma la sorpresa vera è stata per l’occhio meno esterno: ecco piombare a sorpresa sulla città un Pride che non ha neppure cercato di coinvolgere la comunità LGBTQIA locale. Come nota il direttore di Outrage Magazine, Michael David C. Tan, che senso ha celebrare una comunità senza stare ad ascoltarla, che senso ha celebrare l’uguaglianza senza prendere provvedimenti per difenderla? Il sindaco Isko Moreno, ex attore di filmetti di serie B e ora esponente del cristiano conservatore Partido ng Pambansang Pagkakaisa (Partito dell’unità nazionale), non avrebbe fatto meglio ad approvare un’ordinanza contro le discriminazioni, come hanno fatto altre città dell’arcipelago?

Trappola per turisti

Fare festa è bello, ma noi abbiamo bisogno di diritti” scrive ancora Tan, che aggiunge: “Finché le persone LGBTQIA saranno trattate meno bene di quelle eterosessuali, allora il Pride rimarrà una protesta, una lotta, non una semplice celebrazione“. Parole molto simili si leggono in un articolo di Zofiya Acosta: “Una marcia del Pride che non pretende un’azione politica non solo è inefficace, ma non è proprio per nulla una marcia del Pride“. Un concetto persino banale che però qualcuno, da Manila a Tel Aviv, ma non solo, evidentemente non ha ancora capito.

Pier Cesare Notaro
©2020 Il Grande Colibrì
immagine: Il Grande Colibrì

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