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Dal 29 giugno è entrato in vigore il nuovo codice penale del Mozambico, in cui “chi si dedica abitualmente a vizi contro natura” non è più considerato un criminale e, quindi, non rischia più il carcere. Si tratta di una vittoria per gli omosessuali del paese africano? Senza dubbio sì, risponde Danilo Da Silva dell’associazione Lambda per i diritti delle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender), ma non del tutto: la nuova raccolta di leggi considera un reato la discriminazione basata su razza, genere ed etnia, ma non include l’orientamento sessuale, come invece avevano chiesto gli attivisti per i diritti umani. “Noi non ci daremo per vinti finché non avremo ottenuto l’inclusione dell’orientamento sessuale” promette Da Silva, che ricorda anche come la sua organizzazione stia aspettando invano ormai da otto anni il riconoscimento legale del governo [mambaonline.com].

In ogni caso, anche se non completa e non perfetta, la svolta del Mozambico è estremamente importante tanto perché migliora la vita della popolazione omosessuale locale quanto perché rappresenta una carica di energia e di speranza per il resto dell’Africa. In Kenya, ad esempio, l’avvocato e attivista per i diritti umani Eric Gitari ha subito colto la palla al balzo e ha indicato il Mozambico come un esempio da seguire: la cancellazione delle leggi omofobiche ereditate dall’impero britannico, ha ricordato, non solo è un passo essenziale per la difesa della libertà sessuale, per il rispetto della dignità dei cittadini e per la lotta alle malattie sessualmente trasmissibili, ma rappresenta anche un gesto di affrancamento dal giogo del passato coloniale [the-star.co.ke].

Purtroppo, però, queste idee sono ancora nettamente minoritarie in Kenya, come dimostra la rabbia montante nei confronti del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che dovrebbe visitare il paese a fine mese. Alcuni cittadini hanno manifestato davanti al parlamento di Nairobi indossando magliette con la scritta “In piedi per la famiglia”, mentre un deputato li arringava: “Obama, quando verrai in Kenya e cercherai di portare avanti l’agenda degli abortisti e dei gay, noi ti diremo di startene zitto e di tornartene a casa” [reuters.com]. Inizialmente adorato per le sue origini keniane, Obama ha perso gran parte del suo fascino e, già in occasione della sua visita in Kenya nel 2013, aveva dovuto subire pesanti contestazioni per le sue posizioni gay-friendly [ilgrandecolibri.com].

Secondo Adaobi Tricia Nwaubani il problema delle politiche occidentali a favore delle persone LGBT in Africa è spesso quello di assumere un atteggiamento di superiorità e disprezzo: se le minacce del premier britannico David Cameron di tagliare gli aiuti allo sviluppo ai paesi omofobici hanno avuto come effetto paradossale l’inasprimento delle leggi anti-gay, questo è dovuto al fatto che “il primo ministro ha scelto parole dispotiche e imperialistiche, suscitando la necessità di rassicurare chiunque ne avesse il dubbio che i paesi africani sono assolutamente autonomi rispetto alla Gran Bretagna: fare l’esatto opposto di quello che ti spingono a fare a volte è un modo per riaffermare la tua libertà di decidere autonomamente” [cnn.com].

Un esempio più positivo di comunicazione e di azione è stato, al contrario, quello di Pieter Jan Kleiweg De Zwaan, ambasciatore dei Paesi Bassi in Senegal, che ha scelto di parlare nella stessa intervista del suo profondo amore per il paese, che lo ha spinto a battezzare la figlia con un nome senegalese, e del sostegno che Amsterdam fornisce apertamente agli omosessuali in Africa: “In Senegal gli omosessuali sono un gruppo socialmente emarginato: con tanti piccoli progetti li aiutiamo a combattere l’AIDS, a fare i test, ad organizzarsi tra loro” [gfm.sn]. Sono progetti piccoli, ma molto utili per costruire un futuro meno ostile nei confronti delle minoranze sessuali.

Piccoli passi che qualcuno ha letto anche in un recente sondaggio condotto in Nigeria: dal 2013 a oggi il sostegno alla legge che punisce i matrimoni gay con 14 anni di reclusione è sceso dal 92 all’87% della popolazione, mentre l’opposizione è salita dal 5 all’8%. Ad osservare più attentamente i dati, però, emerge come le posizioni radicalmente anti-gay si siano rafforzate, lievitando dal 69 al 75% della popolazione generale e dal 75 all’86% di quella favorevole ai provvedimenti anti-gay. Inoltre l’87% dei nigeriani è favorevole alla prigionia per gli omosessuali e solo l’11% (il 23% tra gli under 25) accetterebbe un parente omosessuale [noi-polls.com]. In questo quadro cupo, il Mozambico, con tutti i suoi difetti, rimane un esempio per l’intero continente africano.

 

Pier
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