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Spesso l’arte rispecchia i cambiamenti che avvengono all’interno di una società e, tra le forme d’arte contemporanea, il video musicale è tra quelle più diffuse. Recentemente, l’Arab Foundation for Freedom and Equality (Fondazione araba per la libertà e l’uguaglianza; AFE) ha patrocinato la produzione del video Kol Al Alwan (Tutti i colori), canzone scritta da Anthony del gruppo pop rock Adonis e cantata da Manel Mallat.

Il video e la canzone sono un gioioso invito all’inclusività di ogni tipo di minoranza, compresa quella LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) o, per usare un’espressione cara all’attivismo arabofono, مجتمع الميم (mojtama3 el-mim, la società della M), dove la M è la prima lettera della parola مثلي/مثليه (mithly/mithlya) che indica la persona LGBTQIA in arabo standard*, lingua in cui è scritto anche il testo della canzone e che ne permette la diffusione anche al di fuori del contesto mediorientale. Oltre alla cantante e alle comparse appaiono nel video attivisti provenienti da tutto il mondo arabo.

È stata una piacevole sorpresa scoprire questo video, soprattutto pensando a come lo stesso tema veniva trattato appena dieci anni fa, ad esempio nel video Ana Tabee Keda (Questo è il mio carattere) di Nicole Saba, dove il regista queer Yehya Saade (1975-2010) immagina anche lui un incontro gioioso di individui tra i più diversi con una conclusione decisamente meno positiva. L’importanza di questo video sta soprattutto nell’abilità di regista e sceneggiatore di Yehya Saade che è sempre riuscito a far passare messaggi sociali molto importanti attraverso le maglie della censura del suo paese e di quelli limitrofi. Mi chiedo se il buon Yehya avrebbe mai fatto coming out in una società come quella di oggi… ma non lo sapremo mai.

Bou Kerch
©2019 Il Grande Colibrì
foto: elaborazione da Max Pixel (CC0)

* Con arabo standard si intende una lingua per lo più scritta che viene utilizzata in tutti i paesi che la dichiarano come lingua ufficiale e viene utilizzato in contesti formali sia civili che religiosi. Nelle situazioni di registro informale vengono utilizzate le varietà regionali che hanno l’arabo standard come matrice.

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