Come ha riportato la Reuters, il censimento nepalese, previsto per giugno del 2021, terrà in considerazione le persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali). Questa decisione secondo gli attivisti potrebbe aiutare le minoranze sessuali nell’accesso all’educazione e ai servizi sanitari, dal momento che la legge nepalese prevede delle quote speciali per le minoranze in ambiti come il lavoro, l’istruzione e la sanità.
Il censimento in questione permetterà alle persone di collocarsi nella categoria di genere “altro”: questa soluzione considera l’esistenza di un terzo genere, che però finisce erroneamente per inglobare anche gli orientamento sessuali non eterosessuali. Una mossa simile era stata fatta in un censimento del 2011, quando il governo aggiunse per la prima volta la categoria del “terzo genere” e cercò di includervi le persone LGBTQIA in toto; tale azione, tuttavia, rese il numero di censiti in questa categoria così esiguo da venire di fatto escluso nel conteggio finale.
Ancora tabù
“Il governo farebbe bene a ricordare che ‘terzo genere’ include una serie di comportamenti e identità, ma allo stesso tempo esclude molte persone che non si identificano con questo termine” fa sapere Kyle Knight di Human Rights Watch. “Ci sono piani per attuare, si spera entro il 2022, un sondaggio più specifico e dettagliato che riguarderà esclusivamente le persone LGBTI e che fornirà dati più accurati” dice Sarita K.C., attivista che ha partecipato alle consultazioni per il censimento.
Negli ultimi anni in Nepal, paese che ha abolito la monarchia feudale solo nel 2008, ci sono state delle aperture verso le minoranze sessuali: per esempio, la nuova costituzione, emessa nel 2015, vieta le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale. Ma, nonostante i progressi fatti, le persone LGBTQIA nepalesi subiscono ancora diverse discriminazioni e l’omosessualità rimane un tabù per la società della nazione himalayana.
Irene Benina
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