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Le elezioni in Nigeria saranno solo l’anno prossimo, ma uno dei cavalli di battaglia delle lotte politiche tra i candidati sembra non tramontare mai: le leggi che criminalizzano l’omosessualità. Da rendere più severe, secondo i più, da abolire o sterilizzare secondo qualche timida dichiarazione di candidati forse più in cerca di notorietà che di giustizia.

L’assurdità degli arresti

Nel frattempo, dato che le prospettive che vinca un candidato omofobo sono piuttosto alte, la polizia non resta a guardare e mostra la propria solerzia in materia con arresti di massa e assurde retate in alberghi. Operazioni in cui le scuse più fantasiose vengono inventate per giustificare le decine di persone fermate, come accaduto nei giorni scorsi in un hotel nell’area di Lagos, la più popolosa città dell’Africa.

Secondo le forze di sicurezza che hanno condotto l’operazione, che ha portato a 57 arresti, era in corso l’inaugurazione di un club gay all’interno dell’hotel, attraverso una cerimonia di iniziazione che prevedeva uomini vestiti da donne e uso di sostanze proibite.

Ma fonti diverse, dal personale dell’hotel – in parte pure arrestato, insieme ad alcuni tassisti che avevano portato sul posto alcuni dei convenuti – ad associazioni che difendono i diritti umani come Interfaith Diversity Network of West Africa, sostengono che si trattava di tutt’altro. Molte delle persone ospiti dell’hotel erano infatti lì per un matrimonio, mentre in quel momento era in corso una festa di compleanno, a cui partecipavano sia donne che uomini: ma solo questi ultimi sono stati arrestati.

La polizia, che ha invece insistito su un rito di iniziazione esclusivamente svolto tra maschi, ha anche fornito un elenco di sostanze psicotrope e medicinali che dimostrerebbero l’uso di droghe durante la cerimonia: molti dei prodotti elencati non sembra siano però illegali in Nigeria e, in ogni caso, il fatto che qualcuno avesse degli stupefacenti non dimostra che la festa era a base di droghe, né tantomeno che si trattasse di un appuntamento per soli omosessuali.

Ma, come si diceva, gli arresti sono una pratica comune per le persone gay o sospettate di esserlo, nel paese. Altri due uomini sono stati arrestati per aver commesso atti omosessuali nella regione di Ogun un paio di giorni dopo, mentre di norma la polizia preferisce ricattare i sospettati di questi “crimini”, estorcendo denaro, anche perché la minaccia di 14 anni di carcere è un argomento quasi irresistibile.

Un politico gay-friendly?

In questo contesto Donald Duke, probabile candidato alle presidenziali 2019 ed ex governatore dello stato di Cross River, fa notizia e fa discutere per aver detto che l’omosessualità non dovrebbe essere criminalizzata, perlomeno finché non viene esibita pubblicamente. Una dichiarazione in TV è certamente poca cosa e non sembra che finora i suoi atti politici siano stati in linea con essa.

In più gli attivisti considerano anche questa posizione gravemente omofobica, e di certo non a torto (ricorda molto il “si fa ma non si dice” dell’Italia democristiana, sia che si trattasse di omosessualità che di infedeltà matrimoniale o ricorso al mercato della prostituzione).

Ma è pur vero che una depenalizzazione, che pure non sanerebbe l’omofobia di fondo della società e il ricorso a riti di purificazione e vendette, molto in voga nei villaggi, sarebbe uno strumento importante per impedire tutta una serie di ricatti come quelli della polizia. Forse anche per i gay nigeriani è venuto il momento di votare per il “meno peggio”?

Michele Benini
©2018 Il Grande Colibrì
foto con volti oscurati dalla redazione

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