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A due settimane dall’improvvida diffusione della notizia di una trascrizione di un matrimonio omosessuale in Tunisia (che, come ipotizzato sin dall’inizio da Il Grande Colibrì, si è poi rivelata per quello che era: una disattenzione o un errore di un funzionario, come era già accaduto in passato), arriva l’importante presa di posizione congiunta di 35 associazioni umanitarie e LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali)  del mondo arabo e africano (dieci delle quali tunisine) che chiariscono come l’omosessualità nel paese rimanga un reato.

Naturalmente tutte queste associazioni concordano sulla necessità di superare i divieti posti dalla legge, che in Tunisia sono rappresentati principalmente dal famigerato articolo 230 del codice penale (approvato in epoca coloniale) che prevede il carcere fino a tre anni per i rapporti omosessuali, ma stigmatizzano la fuga in avanti dell’associazione Shams: la diffusione di questa notizia, sostanzialmente falsa, ostacola anziché favorire la lotta per ottenere pari diritti per le minoranze sessuali del paese.

Movimento vivo

In Medio Oriente e Nord Africa, infatti, l’attivismo sta crescendo ed è in corso un progressivo riconoscimento delle istanze, anche se lento e ostacolato dai regimi e da una tradizionale intolleranza nei confronti delle libertà sessuali. La Tunisia è probabilmente il paese più avanti in questo percorso, anche perché è l’unico paese dove la “primavera araba” ha vinto sulle repressioni. “La diffusione e la condivisione della disinformazione su tutti i media – scrivono le associazioni – ha solo contribuito a creare più tensioni e violenze nei confronti delle persone LGBTQIA, mettendo sotto i riflettori la comunità queer” ed esponendo la comunità nel complesso e i singoli attivisti in particolare a discorsi di odio, minacce e violenze.

La falsa notizia, diffusa da una persona che era stata chiamata in qualità di avvocato per risolvere il problema creatosi con una trascrizione fatta per errore o distrazione, aveva in un primo momento avuto un’eco limitata a qualche piccola pagina Facebook e ai media italiani, con in testa la più importante agenzia di informazione del paese, ma poi era stata ripresa dalla rivista gay Out, dal Jerusalem Post e dal Daily Mail. Di qui la necessità della forte presa di posizione delle associazioni LGBTQIA di tutta l’Africa e il Medio Oriente, per ammonire i media perché verifichino le notizie, ma anche e soprattutto per ricordare che le persone e le associazioni arcobaleno esistono e continuano a lottare in tutti questi territori per vedere riconosciuti i propri diritti.

Michele Benini
©2020 Il Grande Colibrì
immagine: Il Grande Colibrì

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