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Entrare a far parte di un nuovo gruppo, presentarsi e cercare di mettere da parte il timore non è facilissimo per lə migrantə LGBTQIA+ richiedenti asilo. Ogni volta che arrivano nuove persone nei nostri ritrovi del Nido, o se ci sono persone che hanno da poco iniziato a frequentarci, la paura è sempre quella di fare dei passi falsi, di presentarsi non proprio al massimo, di compromettere le cose sul nascere e via dicendo. Ma il gruppo serve per creare uno spazio sicuro, dare appoggio e conforto, così quando le cose vanno tutte più o meno bene, tiriamo un sospiro di sollievo.

Pochi giorni fa, per esempio, abbiamo accolto Khan. Nonostante le iniziali difficoltà linguistiche, al secondo incontro è arrivato qualcuno che sapeva parlare urdu ed è stato molto più facile comunicare e capirsi. Per fortuna il traduttore automatico italiano/urdu che abbiamo utilizzato al primo incontro funzionava quanto basta (quello urdu/italiano lasciava abbastanza a desiderare!).

All’ultimo incontro abbiamo dato il benvenuto a Tison (che viene da Arcore), invece Simon è tornato per la seconda volta. Simon è in Italia dal febbraio di quest’anno, Tison da novembre, Khan da ottobre. In comune hanno brutte storie di violenza, tortura, sofferenza,… e di fidanzati di cui non hanno più saputo nulla quando sono rimasti indietro, o che li aggiornano su quanto ancora stanno soffrendo nei paesi da cui non sono riusciti a scappare.

Un’altra cosa che hanno in comune, però, è un grande bisogno di non sentirsi più soli, di rifarsi una vita e di sfogarsi condividendo le loro vite ed emozioni, poiché le loro ferite (fisiche ed emotive) sono davvero molto fresche. Ed è bello sapere che noi possiamo appoggiarli almeno un po’ per aprirgli la strada a nuove conoscenze e possibilità in Italia.

All’ultimo incontro è venuto anche Rahim, il ragazzo FTM nepalese che conosciamo da un po’ di tempo. È lui che ci aiuta con chi parla urdu. Grazie a lui, Tison e Khan hanno sentito per la prima volta la parola “transgender” e ascoltato la storia di una situazione che ha a che fare con l’identità di genere. Alla fine dell’incontro sembravano tutti contenti di essere venuti e di avere condiviso il loro tempo assieme. Sono soddisfazioni, quando finiamo questi incontri ne siamo davvero entusiasti e felici, anche se gestire persone che sono da poco in Italia è sempre una grande responsabilità. Speriamo davvero di essere all’altezza e di supportarle nel miglior modo possibile.

 

Se volete diventare volontariə o rivolgere una domanda allə ragazzə del Nido, potete scrivere una mail all’indirizzo piacenza@ilgrandecolibri.com
Le risposte verranno pubblicate sulla pagina del Nido del Colibrì!

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