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Tre episodi molto diversi tra loro hanno in comune la violenza. Nelle Filippine Erano Padilla torna a casa ubriaco e, alla scoperta di avere tre figli omosessuali, ustiona il diciannovenne Edmund con dell’acqua bollente. Sebbene il genitore sia stato arrestato, la maggiore età del figlio lo salverà dalla legge che protegge l’infanzia nelle Filippine, mentre non esiste nel paese una norma che punisca i crimini omofobi [QBits]. Un assalto violento e marcatamente fascista è invece quello che hanno subito prostitute e transessuali a Fermo: un raid di quattro giovani al grido di “Viva il duce” ha colpito i lavoratori del sesso in attività la notte scorsa sulla statale 16, lasciando dieci contusi. I quattro sono stati fortunatamente catturati subito dopo l’assalto: non è escluso che siano gli stessi che avevano compiuto un simile gesto anche un anno fa [La Repubblica]. E si può essere omofobi o transofobi anche se la persona con cui si ha a che fare nulla ha di omo o transessuale. Ma Staffan credeva che quella ragazza con cui era tornato a casa fosse un uomo travestito e, odiando gli omosessuali, l’ha accoltellata con un’azione premeditata e senza rimorso: poiché Rita non moriva, infatti, è andato a prendere un coltello più grosso e l’ha finita con una scena degna di un film dell’orrore. E’ accaduto l’estate scorsa ad Umeå, in Svezia: e ieri l’assassino è stato condannato a quindici anni per omicidio [Qx].

Israele, se a fare pinkwashing è un ministro omofobo…
La pratica israeliana di coprire con i diritti omosessuali riconosciuti nel paese le violazioni di diritti umani, chiamata pinkwashing [Il Grande Colibrì], rischia di andare in crisi non tanto perché gli americani si sono accorti di questo stratagemma nei mesi scorsi (il dibattito è culminato quando il New York Times ha dedicato un commento fortemente critico alla pratica; Il Grande Colibrì), quanto per questioni interne. Infatti, sebbene la tattica di “dipingere di rosa” la questione dei diritti umani nell’area più calda del Medio Oriente continui ad essere variamente praticata e difesa [Gay City News], a mettere a soqquadro la situazione sarebbe proprio il ministro israeliano per la propaganda internazionale, ruolo inventato da Benjamin Netanyahu per fare del turismo un’occasione di rifarsi un’immagine dopo i ripetuti interventi di Tel Aviv nei Territori occupati. Il ministro è infatti un leader della destra più estrema, Yuli Edelstein, che, oltre ad aver definito gli arabi “nazione spregevole”, non ha alcuna simpatia per gli omosessuali, contro i quali il suo partito si è scagliato quando è stata approvata una legge che concedeva loro un simil-matrimonio [+972]. Che ci sia da sperare nell’ultradestra omofoba, per sconfiggere il pinkwashing?

USA, l’ascesa dei candidati omofobi è una buona notizia?
Sperare nell’omofobia è un cortocircuito per noi… Tuttavia la stessa cosa che può mandare in tilt il pinkwashing israeliano potrebbe accadere negli Stati Uniti, dove il primo appuntamento delle primarie repubblicane ha sancito l’ascesa di Rick Santorum, che vuole abolire il matrimonio gay e ripristinare il “Don’t ask don’t tell” nell’esercito, oltre ad avere fatto dichiarazioni islamofobiche e razziste [The Jewish Week]. Il brav’uomo, discendente di un italiano scappato dal fascismo agli albori, è anche convinto che l’universo LGBTQ* abbia ordito un complotto contro di lui [Il Grande Colibrì], ma intanto, in attesa del prossimo appuntamento pre-elettorale, incassa anche le simpatie dei sostenitori dell’altra esponente degli ultras conservatori, Michele Bachmann, la candidata dei Tea Party che appoggia le politiche omofobiche fin in Africa [Il Grande Colibrì] e che ha deciso ieri di ritirarsi. Se l’avversario di Barack Obama dovesse essere un rappresentante della destra radicale, il presidente avrebbe – secondo gli analisti – la rielezione in tasca. Ed ecco perché l’inquietante ascesa dei candidati omofobi potrebbe, alla fine, avere un risvolto positivo… Intanto una nazione tradizionalmente molto omofoba come la Giamaica sembra destinata a voltare pagina: è stata infatti eletta presidente Portia Simpson-Miller [International Business Times], che in campagna elettorale ha promesso l’abrogazione delle leggi contro l’omosessualità [Il Grande Colibrì].

HIV, forse finalmente vicini al vaccino preventivo
Dopo numerose speranze e vari annunci, forse è la volta buona nella lotta contro l’AIDS: uno studio pubblicato sulla rivista Nature mostra come sia possibile intervenire preventivamente nei confronti del SIV, un virus sosia dell’HIV che fa nascere il contagio per la più temuta malattia a trasmissione sessuale. Il vaccino è stato testato sulle scimmie ma sembra che possa avere presto nuove sperimentazioni e potrebbe portare all’agognato vaccino preventivo: una speranza di debellare il contagio, dopo che già gli ultimi anni avevano visto grandi progressi nelle cure.

Bielorussia, ecco il primo cortometraggio gay del paese
Un piccolo gioiello, se non di cinematografia, senz’altro di impegno arriva dalla Bielorussia. Nel paese l’associazione Gay Belarus sembra dedicarsi solo ad organizzare feste ed allora a dare visibilità in positivo alla causa LGBTQ* ci ha pensato un giovane cineasta che con quattro amici ha realizzato il primo cortometraggio gay della storia del paese, appena pubblicato. Dopo la depenalizzazione dell’omosessualità, concessa nel 1994, la comunità gaylesbica nazionale non ha infatti più affrontato alcuna battaglia per ottenere qualche riconoscimento legale [Têtu].

The black swan: la notte LGBTQ* africana a Verona
Si chiama “The black swan night” (La notte del cigno nero) ed è il primo party LGBT africano d’Italia: ad organizzarlo sono stati Milk Community, Arcigay Pianeta Urano e Zugunruhe – Migranti LGBT e ad ospitarlo sarà il Milk Center di Verona domani sera.

 

Michele
©2012 Il Grande Colibrì

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