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La prima volta che ho avvertito una forte sensazione di disagio nei confronti di ciò che mi obbliga a definire me stesso è stato qualche giorno fa, durante la compilazione telematica di un documento. Ero quasi arrivato al termine del mio percorso, e francamente parlando non potevo esserne più felice: tecnologia e burocrazia sono tra le cose che mi spaventano di più al mondo, e se potessi le salterei ben volentieri entrambe a piè pari. Paranoie mentali a parte, alla fin fine devo ammettere di essere pure stato abbastanza bravo. In pochi minuti ero riuscito a giungere quasi al termine della perigliosa traversata, mancava davvero pochissimo e poi avrei finalmente potuto rilassarmi.

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Maschio o femmina?

Prima del tanto atteso riposo, mi attendeva però la prova più dura: che lo volessi o meno, era giunta l’ora di confrontarmi con la terribile, famigerata Casella. M o F. Maschio o femmina.

Non esiste alternativa alcuna, non c’è la benché minima possibilità di scamparla. Tu sei lì e devi per forza indicare il tuo sesso biologico, bimbo, poco importa se al momento questa sarebbe esattamente l’ultima cosa che vorresti fare. E non mettere su quel musetto da vittima incompresa, per piacere! In fin dei conti al mondo ci sono problemi ben peggiori di questo! E poi, se ben ci pensi, non è così difficile come credi! La natura ti ha dato una vagina e un paio di tette, quindi mi pare chiaro che tu non possa di certo essere un maschio…!

La vocina nella mia testa ridacchia beffarda mentre mi costringe a guardare in faccia la realtà metafisica del mio fisicissimo corpo. Sei nato femmina, tesoro, tanto vale che te la metti via e cominci a pensare ad altro! Ho spuntato il cerchiolino della F con in bocca un sapore di fiele amarissimo. Lo stesso gusto schifoso che provo quando sono costretto a fingere di essere solo e soltanto una semplicissima ragazza. Accade sempre più spesso, disgraziatamente. Sul posto di lavoro, al supermercato, dall’estetista, a un semplice appuntamento con un@ sconosciut@. Accade e fa malissimo. E sì, ti fa davvero venire voglia di trovare un sistema perché le cose possano cambiare.

occhio donna mirino violenzaProgressi dall’Olanda

Nei prossimi anni, le carte d’identità nei Paesi Bassi non recheranno più alcuna specifica indicazione inerente al sesso biologico di chi le possiede”. Quando ho letto questa frase, il mio cuore si è un po’ rallegrato. Ecco, ho pensato, questa sì che è una bella notizia! È questo che, in fin dei conti, dovrebbe fare il governo di un qualsiasi stato: prendersi cura di chi ci vive, ascoltare le persone e i loro bisogni, promuovendo e mettendo al primo posto il benessere psicofisico delle persone.

È quello che si propone di fare la ministra dell’istruzione olandese Ingrid van Engelshoven, una delle più accese sostenitrici di questa futura svolta. In una lettera al parlamento, l’esponente politica ha spiegato come questa iniziativa sia nata dal desiderio di rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono alle persone intersex e transgender di prendere pienamente parte alla vita della società a cui appartengono.

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Un nuovo articolo 1

Una notizia a mio avviso davvero fantastica, che va a sommarsi agli sforzi dei Paesi Bassi per rispettare sempre più i diritti di chi appartiene alla comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex, asessuali). Proprio nei giorni scorsi, infatti, i 150 membri della camera dei deputati dell’Aia hanno accolto a larga maggioranza una proposta di legge che, se definitivamente approvata, permetterebbe di apportare delle importanti modifiche all’articolo 1 della Costituzione olandese: nello specifico, al divieto di discriminazione sulla base del credo religioso, delle convinzioni politiche, dell’origine sociale ed etnica e del genere, si aggiungerebbe anche il divieto di escludere e offendere le persone per il loro orientamento sessuale e per la loro disabilità.

In ogni caso, come ha sottolineato la vice-premier Kajsa Ollongren, l’articolo 1 protegge già dall’esclusione non soltanto le persone trans e intersex, ma anche tutti quegli individui che, per amore di semplificazione, siamo ormai abituati a definire gender non-conforming. Certo la strada è ancora lunga, e la proposta di legge deve ancora superare il giro di boa del senato, ma già solo il fatto che la proposta sia stata discussa e così ben accolta all’interno del parlamento olandese mi dà qualche speranza.

Forse, chissà, forse un giorno anche qui in Italia ci si renderà conto di quanto questi gesti siano utili. Io me lo auguro fortemente. Non solo per egoismo personale, ma anche e soprattutto perché penso che le future generazioni si meritino di vivere in un mondo che non sia governato da un mero sistema di binarismi, ma che sia capace di vedere e accettare di buon grado le differenze. Perché sì, sarà anche vero che alla fine della fiera l’importante è accettare se stess@, ma se intorno a te la gente ti insulta e ti schifa, vi posso assicurare che le frasi fatte e i “consigli da amich@” a lungo andare non servono a un cazzo.

Nicole Zaramella
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazione da Pikist (CC0) / Il Grande Colibrì

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