Skip to main content

Molti governi in Europa hanno dovuto affrontare un difficile dilemma: da una parte volevano negare il diritto all’asilo e alla protezione internazionale, inseguendo le richieste dei partiti di estrema destra; dall’altra desideravano fingere di avere una politica più umana e rispettosa dei diritti rispetto all’estrema destra. La soluzione in molti casi è stata la magica lista dei “paesi sicuri”: i governi decidono che alcuni stati non hanno problemi con i diritti umani e quindi chi arriva da quegli stati e chiede asilo viene sottoposto a una procedura accelerata e, se non dimostra immediatamente l’eccezionalità della propria situazione, viene espulsə subito dopo il primo diniego, senza la possibilità di fare appello.

Il procedimento è già criticabile in sé, ma è ancora più vergognoso se si esaminano i paesi che vengono considerati sicuri. Nella lista predisposta a fine 2019 dal governo Conte II, con cui Movimento 5 Stelle e Partito Democratico hanno attuato una parte delle disposizioni dei “decreti sicurezza” voluti dal leader della Lega Matteo Salvini, si trovano regimi autoritari come l’Algeria e nazioni dove sono comuni gravi violazioni dei diritti fondamentali come la Bosnia Erzegovina.

Bocciatura in Francia

Il problema, purtroppo, non è solo italiano, dal momento che anche altri stati europei hanno stilato liste simili, con le medesime finalità e con simili livelli di negazione della realtà. La Francia, per esempio, già nel 2015 aveva creato il suo elenco di “paesi sicuri”, infondato tanto quanto quello italiano. A Parigi la definizione della lista è stata affidata all’Ufficio francese di protezione dei rifugiati e degli apolidi (OFPRA).

bambino nero sguardo arrabbiatoPer fortuna ora è intervenuto il Consiglio di stato, che ha iniziato a tagliare quella lista, cancellando, con valore anche retroattivo, tre paesi: Benin, Ghana e Senegal. In particolare, per gli ultimi due il Consiglio di stato scrive: “Considerando l’esistenza di disposizioni legislative che penalizzano le relazioni omosessuali in Senegal e in Ghana e del persistere di comportamenti (incoraggiati, favoriti o semplicemente tollerati dalle autorità di questi paesi) che conducono al fatto che le persone possano effettivamente temere di essere esposte a rischi, l’OFPRA non poteva, senza commettere errori di valutazione, considerare questi stati come paesi d’origine sicuri nell’esame delle domande presentate dai loro cittadini“.

Reazioni in Italia?

Praticamente il massimo tribunale amministrativo francese ha imposto di non considerare Senegal e Ghana sicuri presentando le stesse argomentazioni sollevate  in Italia nell’appello lanciato da Il Grande Colibrì con il sostegno di decine di altre associazioni a ottobre del 2019. A dirla tutta, a Roma la stessa obiezione era stata sollevata ancor prima dell’approvazione della lista dagli stessi uffici del ministero degli esteri, che avevano raccomandato di non considerare sicuri molti stati per fette di popolazione molto ampie e a volte maggioritarie (donne, minoranze sessuali, minoranze religiose, ecc.).

Il governo di allora, come quello attuale, ha però scelto di far finta di nulla. E i partiti di maggioranza se ne sono lavati le mani o hanno proposto successivamente emendamenti  ridicoli ai decreti sicurezza che non solo non hanno risolto il problema, ma hanno suggerito di introdurre regole che esistono già da decenni. Insomma, una gran brutta presa in giro. Possiamo sperare che la sentenza francese susciti un moto di responsabilità nelle forze politiche alla guida del paese o continueranno a far finta che, in paesi che per esempio condannano al carcere le persone LGBTQIA+ (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali), splende sempre l’arcobaleno e pascolano gli unicorni?

Pier Cesare Notaro
©2021 Il Grande Colibrì
immagini:  elaborazioni da Sarah Pflug (Burst) / da pixnio (CC0)

 

Pier Cesare Notaro: “Antifascista, attivista per i diritti delle persone LGBTQIA e delle persone migranti, dottore di ricerca in scienze politiche, mi sono interessato da subito ai temi dell’intersezionalità” > leggi tutti i suoi articoli

banner servizi migranti lgbt

Leave a Reply