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Nel 2006 il Sudafrica è stato il primo stato in Africa (e il quinto nel mondo) a riconoscere il diritto alle nozze anche per le coppie dello stesso genere, che sono completamente equiparate a quelle eterosessuali: il paese è stato una grande avanguardia nel cammino verso quel matrimonio egualitario che in Italia resta ancora una meta invisibile all’orizzonte. Il Sudafrica si merita in ogni senso la definizione di “nazione arcobaleno” inventata dall’arcivescovo anglicano Desmond Tutu per scrivere il progetto di convivenza seguito al periodo terribile dell’apartheid: il paese vuole celebrare tutte le proprie diversità, da quelle etniche, religiose e linguistiche, fino a quelle sessuali.

Nonostante questo gli anni del colonialismo e delle politiche razziste hanno lasciato una pesante eredità anche nel riconoscimento dell’uguaglianza nel matrimonio: per esempio, la legge non riconosce ancora le nozze religiose celebrate dalle comunità musulmane, indù ed ebree. Le norme sui matrimoni sono evidentemente da rivedere (anche perché non è chiaramente proibito sposare una persona di minore età) e per questo il ministero dell’interno ha raccolto osservazioni e proposte della società civile, che ha poi raccolto in un “libro verde” di 76 pagine. Al suo interno si parla di tutto e di più, tra cui del riconoscimento del cambio di genere anagrafico per una persona già sposata.

Poliginia e poliandria

Le polemiche, però, si sono concentrate tutte su un unico elemento: la poliandria, cioè il matrimonio tra una donna e due o più uomini. Per capire bene la questione è necessario aprire una parentesi. In Sudafrica coesistono diversi regimi matrimoniali: da una parte c’è quello del matrimonio civile, dall’altra quelli dei matrimoni consuetudinari, che variano a seconda delle comunità etniche e che rappresentano il 2-3% del totale delle nozze celebrate nel paese. Mentre il matrimonio civile è sempre e solo tra due persone, i matrimoni consuetudinari di alcune comunità riconoscono la possibilità della poliginia, cioè del fatto che un uomo sposi due o più donne.

Perché la poligamia, cioè la possibilità di sposarsi con più persone, è accettata per gli uomini, ma non per le donne? Molte organizzazioni hanno rilevato questa evidente discriminazione e hanno proposto di rimediare riconoscendo appunto la poliandria. L’idea, come tutte le altre, è stata riportata nel libro verde, che precisa che “chi sostiene la poligamia [in realtà la poliginia; ndr] si oppone alla poliandria“. E la conferma è arrivata dal fiume di indignazione che molti leader religiosi hanno riversato sul ministero dell’interno, reo di voler imporre una riforma aborrita dalle loro interpretazioni della religione e delle tradizioni africane.

Commenti misogini

I commenti sono stati quasi sempre intrisi di misoginia. Per fare solo un esempio, il reverendo evangelista Kenneth Meshoe, che ha fondato il movimento di destra African Christian Democratic Party (Partito democratico cristiano africano; ACDP), ha detto: “Se una donna è condivisa da tre uomini e tutti la vogliono la stessa notte, cosa succederà? Si può arrivare a uno scontro. Gli uomini sono gelosi!“. Meshoe ci ha invece nessun problema con la poliginia, che difende in quanto parte delle tradizioni. Evidentemente, per questo politico e religioso, la moglie è un oggetto che il marito dovrebbe poter usare come e quando vuole, e la gelosia maschile giustifica la violenza.

 

In un editoriale sul Saturday Star, Kevin Ritchie ha commentato amaramente: “I media hanno sbagliato perché sono stati quasi completamente incapaci di chiedere alle donne cosa pensino del fatto di avere più mariti. È abbastato ovvio quello che vuole la maggior parte degli uomini sudafricani, ma visto il nostro tasso di padri insolventi o assenti e di mariti violenti, forse potrebbe esserci qualche merito nel legalizzare la poliandria. Forse le donne vorrebbero più di un uomo: uno per curare il giardino, uno per cucinare, uno per rifare il letto, letteralmente e figurativamente. Però non lo sapremo perché nessuno si è degnato di chiederglielo. Al contrario, sono stati i poligami a fare più casino“.

Sorprese in arrivo?

Ecco: cosa pensano le donne? Non ci sono serie ricerche statistiche (c’è solo un ambiguo sondaggio online di Times Live, in cui soltanto il 39% di chi ha votato si è dichiarato contrario alla poliandria), ma è interessante leggere le argomentazioni della giurista Lize Mills e della studiosa di politiche di genere Amanda Gouws, che hanno elencato un bel po’ di possibili benefici per le famiglie poliandriche: le donne avrebbero più controllo sul proprio corpo e sulla propria vita, il potere decisionale sarebbe condiviso, nessunə sarebbe esclusə dal diritto di proprietà, la prole sarebbe cresciuta in modo collettivo, con tutti i potenziali padri coinvolti nell’educazione dellə bambinə…

Le conclusioni di Mills e Gouws sono forse un po’ semplicistiche, ma sono utili a mostrarci la realtà da un punto di vista poco preso in considerazione. D’altra parte, come scrive il giornale locale The Star, “le reazioni al libro verde sono state rivelatrici, anche perché hanno dimostrato ancora una volta che, nel complesso, il Sudafrica resta un paese culturalmente conservatore“. Ma l’editoriale sottolinea un elemento forse ancora più importante: “Anche se la popolazione sudafricana può essere considerata conservatrice, siamo anche tolleranti nei confronti di chi non condivide le nostre pratiche culturali, perché il nostro paese è un melting-pot. E abbiamo visto cosa succede in altri paesi quando si usano l’intolleranza e il bigottismo come strumenti politici“.

Pier Cesare Notaro
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazione da Dezalb (CC0) e South African Tourism (CC BY 2.0)

2 Comments

  • Sergio Salaorni ha detto:

    Odio il correttore automatico. Comunque si capisce.

  • Sergio Salaorni ha detto:

    Io vorrei capire perché esiste l’omofobia. Che cosa sarà amare persone dello stesso sesso. Quello che conta è la felicità delle perdoni. L’amore è meraviglioso perché non ha limiti. Si può amare a volte un uomo e a volte una donna a volte tutte e due. Se c’è sincerità va bene così.
    Perché la storia ci racconta il contrario con una ipocrisia sconcertante.

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