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Il calcio e l’omofobia, com’è noto, stanno spesso insieme, tanto che nel mondo dorato del pallone un calciatore che faccia coming out non si è mai visto o si è visto solo a fine carriera o in categorie minori. Naturalmente ci sono nobili eccezioni: in Germania il Sankt Pauli ha una tifoseria molto inclusiva [Il Grande Colibrì] e nel paese esiste una rete molto diffusa di gruppi di tifosi LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersessuali e asessuali), tanto che persino il Bayern Monaco ha il suo gruppo di tifosi queer, Queerpass Bayern.

Ma, se si fa eccezione per i tedeschi (e qualche squadra svizzera e olandese), l’omosessualità associata al calcio è spesso fonte d’irrisione, in particolare per le calciatrici (si dà sempre per scontato che un gay non possa giocare a calcio, mentre le ragazze che praticano questo sport sarebbero tutte lesbiche perché “il calcio è uno sport per maschi”). Per questo è particolarmente importante che la Premier League, forse il campionato nazionale più importante del mondo, abbia stretto una partnership con il gruppo britannico Stonewall, già protagonista della campagna sui lacci arcobaleno che qualche anno fa diventò virale (e anche un po’ commerciale, alla fine).

Promuovere l’uguaglianza

La serie A inglese e l’associazione LGBTQIA lavoreranno insieme per i prossimi tre anni per sostenere l’eguaglianza per le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender  nel calcio e per promuovere questo sport tra le minoranze sessuali, che spesso si sentono rifiutate dal mondo del pallone. Non si tratta necessariamente di giocare a calcio, ma di poter lavorare, tifare o collaborare in un ambiente che – si impegnano i club che partecipano al massimo campionato – dovrà diventare sempre più inclusivo [Sky Sports].

[per approfondire: Zambia, la Federcalcio contro l’omofobia: è bufera]

Robbie de Santos, capo delle campagne di Stonewall, è molto soddisfatto dell’impegno delle squadre, ma quello a cui punta è qualcosa di più simbolico, cioè che attraverso i calciatori venga promossa l’uguaglianza delle persone: “I giocatori hanno un ruolo enorme da svolgere, sono seguiti da milioni di fan in tutta la comunità calcistica e quello che dicono è importante, quindi è fondamentale sapere che ci saranno più calciatori che parleranno a favore dell’inclusione per le persone LGBT e saranno nostri alleati sui campi di calcio”.

Uno sport aperto a tutti

Dal canto suo, Richard Scudamore, presidente esecutivo della Premier League, ha commentato: “Consideriamo la comunità LGBT parte integrante della nostra comunità e, collaborando con Stonewall, desideriamo che questa partnership migliori l’esperienza delle persone LGBT che già giocano a calcio o supportano i club, e segnalino agli altri che potrebbero essere interessati ad essere coinvolti, che sono invitati a farlo”.

L’iniziativa includerà naturalmente anche un osservatorio su comportamenti, linguaggi e atteggiamenti omotransfobici in campo e sugli spalti. La rivoluzione sta arrivando, ora mancano solo i calciatori che si dichiarano gay e i gay che fanno coming out ammettendo di guardare il calcio e, magari, di volerci giocare…

 

Michele
©2017 Il Grande Colibrì

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