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Dal 28 aprile in Colombia si sciopera. Le manifestazioni sono nate in opposizione alla riforma fiscale proposta dal governo di Iván Duque, del partito conservatore Centro Democrático, che avrebbe pesato soprattutto sulle classi medie, attraverso misure come l’aumento dell’IVA sui servizi pubblici e il congelamento degli stipendi di dipendenti statali. Le grandi imprese, al contrario, beneficiano di sgravi fiscali grazie alle riforme precedenti del governo, che vorrebbe far pagare alle classi medie, già impoverite, il prezzo del debito pubblico.

Terzo paese latino-americano per numero di casi di contagio e di morti durante la pandemia, nel 2020 la Colombia ha visto il tasso di popolazione che vive sotto la soglia della povertà raggiungere il 42%. Il governo Duque è diventato impopolare anche per aver compromesso il processo di pace che, con gli accordi del 2016, intendeva mettere fine a una guerra civile durata quasi 60 anni. Durante il mandato di Duque, gli omicidi di attivistə e l’emarginazione istituzionale di regioni colpite dal conflitto hanno rinfiammato le violenze.

Messo alle strette da una mobilitazione che ha attraversato tutto il paese, il governo ha ritirato il progetto di riforma il 2 maggio. Ma il malcontento resta e le proteste non si sono fermate. La repressione della polizia, in particolare delle unità antisommossa, è stata estremamente violenta, e spesso anche la popolazione civile si è armata e le ha dato manforte terrorizzando chi manifesta. Secondo un rapporto messo a disposizione dall’ONG Temblores, nel periodo che va dal 28 aprile al 31 maggio, ci sono stati 3.789 casi di violenza della polizia, 41 persone morte, 32 casi accertati di violenza sessuale e basata sul genere contro manifestanti. E 346 persone risultano scomparse.

Fronte transfemminista

E la comunità LGBTQIA+ (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex, asessuali)? Anch’essa si è aggiunta al coro di protesta, organizzandosi in un fronte di resistenza transfemminista marikón (“marica” e “maricón”, in spagnolo, significano “frocio”, ma il termine è riappropriato in senso positivo e rivendicativo dalla comunità LGBTQIA+) e colorando le manifestazioni di spettacoli.

Nelle strade, nelle piazze, ai piedi dei poliziotti armati, ballano il voguing, stile di danza contemporaneo dai movimenti sinuosi, nato tra i collettivi trans e queer di Harlem a New York ; e ballano la guaracha, danza locale che in passato veniva stigmatizzata e associata alle prostitute. Azioni come la coreografia voguing a piazza Bolivar a Bogotà, davanti al Campidoglio, hanno confuso e interrotto la polizia antisommossa proprio mentre stava per lanciare gas sulla folla.

Si è visto che di fronte all’arte, la polizia anti-sommossa si sente disarmata: dopo tante minacce, dopo tanto uso di armi, arrivano tre frocie, si mettono a ballare sui tacchi, e la polizia si ritrova disarmata. Della serie: e adesso che facciamo?” racconta l’artista di genere fluido Nova.

Perciò, la scelta di manifestare attraverso la danza non è solo artistica, ma anche politica. Il fronte transfemminista sceglie di esprimersi attraverso una resistenza non-violenta in un paese che ha vissuto mezzo secolo di conflitto armato e contrappone alla violenza della polizia corpi nudi, vulnerabili, esposti. Vuole far vedere che questa vulnerabilità trasgressiva può diventare una forza nel momento in cui disorienta le forze di polizia, facendo da scudo alle persone che manifestano. In questo modo, si contribuisce a rendere lo spazio pubblico più sicuro per donne, bambinə e minoranze.

Proprio nell’ottica di una contestazione il più accogliente e il meno maschilista possibile, il fronte transfemminista marikón appoggia attraverso la sua raccolta fondi anche chi per vari motivi partecipa dietro le quinte, come le donne che preparano pasti per chi manifesta.

La sindaca e lo sciopero

D’altra parte, la comunità LGBTQIA+ colombiana conta anche un’importante figura istituzionale in questo momento: Claudia López, la sindaca della capitale Bogotà. Lesbica e candidata del partito ecologista di centro-sinistra Alianza Verde (Alleanza verde), la sua vittoria alle elezioni municipali del 2019 è stata vissuta come una boccata d’aria per le minoranze sessuali, e non solo, ai tempi del governo Duque. È stata la prima lesbica a ricoprire questa posizione.

Sebbene riconosca le rivendicazioni dello sciopero e la necessità di maggiori investimenti pubblici e soluzioni alla crisi sociale, Claudia López si è dichiarata contraria al blocco dei trasporti e delle lezioni, che paralizzerebbero un paese già messo in ginocchio dalla crisi sanitaria ed economica, proprio mentre molte persone hanno urgente bisogno di cure. Inoltre, se ha condannato gli abusi della polizia, López ha fatto altrettanto con il “vandalismo” di alcuni manifestanti, che innescherebbe a suo parere un circolo vizioso di violenze da una parte e dall’altra. Sostiene che a Bogotà, sotto la sua amministrazione, la polizia ha fatto grandi sforzi per attenersi a un protocollo di rispetto dei diritti umani.

Se è vero che Bogotà non è stata il centro delle violenze della polizia (lo è stata piuttosto la città di Cali), è altrettanto fuorviante pensare che ne sia rimasta immune: nella lista degli omicidi commessi dalla polizia durante lo sciopero, compaiono due cittadini di Bogotà, e si sono viste scene come lanci di gas lacrimogeni su paramedici volontari chiaramente identificabili. Siamo quindi ancora lontani da una polizia “riformata” nella città amministrata da López.

 

Simone Spera
©2021 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da Ana Karenina (CC BY 2.0)

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