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Sin dal momento in cui ho preso consapevolezza della mia omosessualità, ho cominciato ad informarmi sul mondo LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) e di come nel mondo sia riuscito, nel bene o nel male, a rivendicare la propria esistenza e a ottenere importanti risultati. È così che ho scoperto Stonewall, che portò alla nascita del movimento gay statunitense, preso poi come modello di riferimento nella cultura occidentale. Questo movimento in 51 anni ha raggiunto molti traguardi, tra cui il matrimonio egualitario.

Un movimento che in una settimana di proteste, tra il 27 giugno e il 5 luglio del 1969, ha permesso alla comunità “gay” statunitense di ribellarsi all’omo-bi-transfobia che la massacrava ogni giorno, fisicamente e psicologicamente. Questo grazie a due fantastiche donne: Sylvia Rivera e Marsha P. Johnson. Questo mi ha fatto sorgere grandi quesiti: quando capiterà un’occasione come quella nel mio paese d’origine, il Marocco? Quando ci sarà una Stonewall marocchina, in che città avverrà e chi saranno le nostre Sylvia Rivera o Marsha P. Johnson?

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Quello che è certo è che in Marocco le persone LGBTQIA hanno voglia di cambiamenti. Sono stanche di sentirsi oppresse da tutti – dalla famiglia, dagli amici, dalla religione e dallo stato che le punisce. Vogliono sentirsi libere, vogliono vivere veramente, vivere la loro identità e vivere l’amore in tutte le forme. La campagna di outing che il mio paese sta subendo ha fatto raggiungere l’apice della sopportazione. La pazienza è stata superata, siamo stufi di essere trattati in quel modo, come feccia della società. Siamo marocchini e siamo esseri umani esattamente come tutti gli altri. Ci meritiamo una libertà dignitosa al pari di quella di tutti gli altri.

bandiera arcobaleno lgbt pantalonciniLa campagna online

Per questo motivo sono partiti sui social media gli hashtag #Queer_Revolution_Morocco, انتفاضة_اللوابا_المغرب# e #ⵜⴰⴳⵔⴰⵡⵍⴰ_ⵉⵣⵓⵏⴷⵉⵢⵏ_ⵏ_ⵍⵎⵖⵔⵉⴱ (Rivoluzione queer marocchina): una rivoluzione per far capire a tutto il mondo che la comunità LGBTQIA esiste e ha voglia di lottare per ottenere la libertà di essere ciò che noi vogliamo essere. Questo periodo di quarantena non ci aiuta all’atto pratico, questo è sicuro, ma ci dà tempo e modo di organizzare le nostre forze. Come sostiene Mala Badi, colei che ha dato il via agli hashtag e alla campagna, dobbiamo avere “il coraggio di fermare la violenza contro di noi, nelle scuole, nelle case e nelle nostre famiglie“.

Non so cosa accadrà quando la pandemia terminerà. Io purtroppo non sarò in Marocco a sostenere personalmente questa lotta, ma cercherò di fornire gli strumenti necessari e di dare voce qui in Italia a loro, ai marocchini LGBTQIA che vivono in Marocco. Un primo strumento l’ho trovato ed è stato quello di lanciare una petizione con tutti coloro che hanno aderito al movimento di rivoluzione queer marocchino assieme ad All Out, associazione internazionale LGBTQIA che dal 2012 lotta per i diritti delle minoranze nel mondo.

Firma la petizione, sostieni la rivoluzione queer!

È ora di porre fine a tutta questa sofferenza e di trovare il nostro spazio all’interno della società marocchina. Voglio vedere per strada gay, lesbiche, bisessuali, trans e tutti gli altri vivere serenamente ed esprimere sé stessi senza timore alcuno. Voglio che loro godano degli stessi diritti fondamentali di cui gode il resto della società marocchina. Voglio per loro, per me, una vita e una libertà dignitosa. Chissà, magari un giorno vedremo un Pride marocchino, ricco di colori, di musica, di gioia e di orgoglio di essere marocchini, di essere berberi, di essere parte della comunità LGBTQIA. Presto inizierà la Stonewall marocchina e un giorno saremo tutti liberi, felici ed orgogliosi.

Adam Alaoui
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: Il Grande Colibrì / elaborazione da Allie Smith (CC0)

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