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LA COMUNITÀ LGBTQIA+ RUSSA IN TEMPI DI GUERRA

In Russia, il mondo LGBTQIA+ (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali), negli ultimi anni era stato visto da parte dei media e delle autorità, come una “quinta colonna” occidentale nel paese.

Dopo l’invasione dell’Ucraina, la propaganda omofoba è passata da essere uno dei sostegni dei “valori tradizionali russi”, ad essere quasi una sorta di giustificazione della guerra stessa, come difesa verso l’occidente. Mentre la propaganda toccava livelli quasi paranoici, non deve stupire che il mondo LGBTQIA+ russo sia il settore della società che meno supporta la guerra in Ucraina: “se i media di stato sono capaci di dire quelle bugie sul nostro conto”, pensano, “possono dirle su tutto”.

Le ONG non sono in grado di fornire il numero delle persone LGBTQIA+ fuggite dalla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, ma, secondo Gleb Latnik, attivista dell’organizzazione RUSA LGBT DC, con sede a Washington, che si occupa del sostegno allə migranti LGBTQIA+ (soprattutto di nazionalità russa), il loro allontanamento dalla Russia dovrebbe essere considerato definitivo.

UNA PROPAGANDA SEMPRE PIÙ OSTILE

In questo contesto, il consiglio comunale di Sebastopoli, città della Crimea che appartiene formalmente all’Ucraina e che è stata annessa unilateralmente dalla Russia nel 2014, ha proposto al parlamento di Mosca di aumentare le pene per chi dovesse violare la famigerata legge del 2013 “contro la propaganda LGBT”, e di estendere il divieto, attualmente limitato alle persone minorenni, a tutta la cittadinanza.
Secondo la proposta, la “propaganda delle relazioni non tradizionali”, verrebbe punita con multe dai 40.000 ai 50.000 rubli (da 600 a 760 euro circa) per lə cittadinə, da 100.000 a 500.000 (1.500 – 7.700) per le autorità pubbliche, mentre per le organizzazioni la multa sarebbe fino a 5 milioni di rubli, con la sospensione delle attività fino a 90 giorni. Le pene sarebbero raddoppiate nel caso la “propaganda” fosse rivolta allə bambinə e diffusa tramite i media o internet.
Le persone straniere sarebbero soggette ad una pena di 500.000 rubli, con la possibilità di espulsione dalla Federazione Russa.

LE PERSONE LGBTQIA+ SOTTO L’OCCUPAZIONE RUSSA

Sono inquietanti le dichiarazioni che Lenny Emson, uno degli organizzatori del Kyiv Pride ha rilasciato al sito britannico metro.co.uk:

“oltre il confine illegale tracciato da Putin all’interno del nostro paese”, afferma, “ci sono nostrə attivistə e volontariə, e non riusciamo a metterci in contatto con loro. Non sappiamo se questo accade perché le comunicazioni sono interrotte o perché è successo qualcosa”.

La marcia annuale del Kyiv Pride è passata da un raduno di meno di 100 persone a una marcia di migliaia, foto: Getty

La marcia annuale del Kyiv Pride è passata da un raduno di meno di 100 persone a una marcia di migliaia, foto: Getty

“Abbiamo lavorato molto per le comunità LGBTQIA+ in quei territori”, prosegue Emson. “Se dovessero essere occupati dalla Russia, queste persone verranno riportate nella semiclandestinità. Guardate cosa è successo in Crimea: avevamo un centro per la comunità a Sinferopoli. Dove sono adesso? La comunità è stata cancellata, le persone sono state forzate a tornare ‘in the closet’. Il rischio è che dopo un’invasione russa, le persone smettano di esistere in quanto tali e siano in pericolo. Abbiamo anche un sospetto: che se sei una persona LGBTQIA+ tu possa finire ‘in cantina’, come dice chi vive nei territori sotto occupazione. E nessuno sa cosa succeda in quelle ‘cantine’. Puoi essere violentatə, uccisə, torturatə”.

Lenny Emson, foto: Kyiv Pride

Lenny Emson, foto: Kyiv Pride

“Quando sento persone che dicono di fare delle concessioni a Putin in cambio di una tregua, ci si dimentica di questo ‘piccolo dettaglio’: chi appartiene a una minoranza e dovrà subire gravi disagi semplicemente per il fatto di esistere”.

 

Alessandro Garzi
©2022 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da foto di Lenny Emson da Kyiv Pride

 

Alessandro Garzi: “Ho sempre avuto un interesse per i diritti civili. Al momento, cerco di capire qualcosa sulle politiche verso le persone LGBTQIA+ nei paesi dell’Europa centrale ed orientale, e di far conoscere cosa sia l’orientamento asessuale e il mondo che lo circonda” > leggi tutti i suoi articoli

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