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In un paese come la Nigeria in cui essere omosessuale costa il carcere, esce una serie televisiva a tema LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersessuali e asessuali). Si chiama “Everything in Between” (Tutto nel mezzo) che mostra e fa capire quanto sia umano l’amore tra persone dello stesso sesso.

The Initiative for Equal Rights (Iniziativa per l’uguaglianza dei diritti; TIERs), un’organizzazione per l’uguaglianza, ha collaborato alla produzione del film, come aveva fatto in passato per il documentario “Veil of Silence” (Velo di silenzio) e per il cortometraggio “Hell or High Waters” (Inferno o acqua alta).

“Everything in Between” racconta le storie di tre giovani e delle loro lotte e sacrifici per nascondere la loro natura e conformarsi con le regole e con ciò che è considerato “normale” dalla società nigeriana. Sacrificio, amore, sessualità, pressione sulle donne per sposarsi e giudizi delle famiglie incorniciano storie in cui si scontra il bisogno di vivere la propria vita con la costrizione di seguire le norme sociali.

La difficoltà e la paura a vivere la propria omosessualità in Nigeria per via della legge e delle convenzioni sociali non ha fermato TIERs né dal produrre questa serie TV né dal creare “Quick Care” (Assistenza veloce), un’app per smartphone utile a livello sanitario [Il Grande Colibrì].

La minaccia dell’outing in chiesa

Ma se hai vent’anni e sei gay in una famiglia conservatrice e tradizionale, è purtroppo dura vivere allo scoperto. Un ragazzo di 22 anni nigeriano ha chiesto aiuto a No Strings NG, unica piattaforma nigeriana per la difesa delle persone LGBTQIA. Il suo inferno inizia un anno fa, quando uno sconosciuto rivela la sua omosessualità alla famiglia: prima il licenziamento, poi i genitori lo cacciano a casa del fratello, dal quale viene maltrattato, lasciato senza cibo e ha la proibizione di toccare il nipotino per paura che venga contagiato anch’esso dalla malattia dell’essere gay.

Il ragazzo, oltre alla condizione in cui vive, denuncia anche l’ultima minaccia che gli è stata fatta, cioè dichiarare la sua omosessualità in chiesa davanti a tutti, così che il prete possa curarlo. La sua paura è come farà a vivere al sicuro una volta che tutti sapranno di lui: dichiararlo è come sentirsi nudi, senza protezione, con la paura costante di essere aggrediti. È sicuramente un inferno vivere in un paese in cui chi ti sta intorno è convinto che tu sia malato, ma, quando c’è la convinzione che la tua malattia debba e possa essere curata, è ancora più terribile e pauroso.

 

Pier
©2017 Il Grande Colibrì

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