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L’intenzione dell’attuale governo di Pedro Sánchez di riesumare i resti di Francisco Franco si è concretizzata maggiormente nelle ultime settimane di agosto. È notizia di questi giorni la dichiarazione del nipote del dittatore in cui afferma che non faciliterà il “gioco politico” messo in atto, a suo dire, dal governo e che difenderà i diritti della sua famiglia “sino all’ultimo“. Mentre infervorava la polemica, le visite al mausoleo che contiene le spoglie del generale nella Valle de los Caídos (Valle dei caduti) sono aumentate del 77%.

Franchismo e omosessualità

La Spagna si trova pertanto a dover fare i conti nuovamente con un passato recente non proprio roseo. È a quegli anni che risale la legge sulla pericolosità e la riabilitazione sociale: approvata dal regime franchista il 5 agosto del 1970, la norma fu spesso utilizzata contro le persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali).

Durante il franchismo per le persone accusate di essere omosessuali erano previste pene pecuniarie o detentive che prevedevano sino a 5 anni di carcere o di riabilitazione presso centri psichiatrici. Le cosidette “colonie agricole” erano dei veri e propri campi di concentramento per persone LGBTQIA.

Poco meno di un decennio dopo, gli articoli contenuti nella legge in questione che facevano riferimento agli atti omosessuali, furono finalmente eliminati: durante il governo di Adolfo Suárez l’omosessualità divenne legale in Spagna. Era il 26 dicembre del 1978. Ma perché l’intera legge venisse abrogata definitivamente si dovette aspettare il 23 novembre del 1995.

I triangoli rosa spagnoli

A quarant’anni di distanza da questi drammatici fatti, Luca Gaetano Pira ha voluto rendere visibile e portare omaggio ad alcuni testimoni sopravvissuti a tali barbarie, tramite il progetto fotografico dal titolo “Los triángulos rosa de España” (I triangoli rosa spagnoli). Si tratta di una serie di quattro ritratti in bianco e nero accompagnati dalla ricostruzione dei fatti di quanto loro accaduto negli anni bui della dittatura.

Conosciamo così la storia dell’ex carmelitano Antonio Roig Roselló che a metà degli anni ’70 raccontò in un libro fortemente autobiografico le sue esperienze omosessuali nei parchi di Londra.

Antonio Roig Roselló

Antonio Roig Roselló

Antoni Ruiz trascorse tre mesi nel carcere di Badajoz nel 1976 per essersi apertamentedichiarato omosessuale. Il dittatore era morto l’anno prima, ma l’ideologia franchista no.

Antoni Ruiz

Antoni Ruiz

Silvia Reyes è il soggetto di un altro intenso ritratto proposto da Luca Gaetano Pira. La donna venne incarcerata più di 50 volte, soffrendo per via della fame e della violenza che caratterizzavano gli ambienti detentivi.

Silvia Reyes

Silvia Reyes

La Rampova è un’artista. Venne arrestata per la prima volta a 14 anni e costretta alla prostituzione e a subire le continue violenze sessuali perpetrate dagli altri detenuti. Tali esperienze erano condivise da molti altri giovani che si videro privati della libertà in quegli anni.

La Rampova

La Rampova

Il quinto ritratto è quello di Miryam Alma. Di famiglia gitana, Myriam passò la vita nel mondo dello spettacolo, del teatro e della televisione. È stata tra gli organizzazioni del primo Pride di Barcellona, nel 1976.

Miryam Alma

Miryam Alma

I “triangoli rosa spagnoli” hanno subito ogni tipo di discriminazione, hanno sfidato una società patriarcale e sessista e hanno apportato molto nei rispettivi ambiti di lavoro perché le cose cambiassero e si creassero le basi per il cambiamento di cui stanno godendo insieme alle nuove generazioni.

Massi Carta
©2018 Il Grande Colibrì
foto: Luca Gaetano Pira per Il Grande Colibrì

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