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Da mesi i media parlano di un mitico bacio tra due donne in “Star Wars: L’ascesa di Skywalker” (noto anche come “Star Wars 9”) della Disney e il regista statunitense JJ Abrams ha spiegato di esserne molto orgoglioso: “Per me è importante che le persone della comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) che vanno a vedere questo film sentano di essere rappresentante al suo interno“.

La campagna di marketing ha funzionato in molti casi persino con alcuni media arcobaleno (Gay.it celebra “il primo storico (sic!) bacio gay” della serie, per esempio), ma nella maggior parte dei casi siti e giornali si sono sentiti presi in giro. Angie Han su Mashable va dritta al punto: “I personaggi LGBTQIA non dovrebbero essere relegati ai margini delle storie più importanti e più amate della nostra cultura: è una stronzata che questo sarebbe il massimo che Star Wars può fare nel 2019“. Anche leggendo le reazioni degli spettatori sui social ci sono solo lamentele: non solo a scambiarsi il bacio sono due personaggi che definire secondari sarebbe già troppo, ma la scena è del tutto insignificante e dura un batter di ciglia.

Censura senza fatica

Come molti hanno notato, tutta la “breve scena” (come la definisce la stessa Disney) sembra fatta apposta per essere tagliata senza compromettere in nulla la struttura del film e permettere al pubblico che ne vedesse una versione censurata di non accorgersi neppure che mancano pochi secondi. E infatti è quello che è puntualmente avvenuto. Gli spettatori degli Emirati Arabi Uniti si sono accorti che mancava il tanto pubblicizzato bacio lesbico solo perché sapevano che ce ne doveva essere uno: nello stato che si sta tanto impegnando per dimostrarsi aperto e tollerante in vista di Expo 2020, che si terrà nella capitale Dubai,  persino quei pochi secondi erano troppi. A Singapore è stata la stessa Disney a sottoporre una versione pre-censurata del film.

A sorpresa, invece, Star Wars non è stato censurato in Cina, dove altre scene omosessuali erano state cancellate anche in opere molto recenti, come “Alien: Covenant” di Ridley Scott. Sui social è tutto un fiorire di battute sul fatto che la scena è talmente insignificante e breve che chi ha visionato il film non si deve neppure essere accorto della sua esistenza, ma in realtà la scelta appare in linea con l’incoerenza della censura cinese, in un regime che alterna apparentemente a casaccio aperture e chiusure nei confronti delle minoranze sessuali.

Pier Cesare Notaro
©2019 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione dalla locandina

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