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Mi hanno detto: ‘Sei un bravo ragazzo, perché fai sesso gay? Per questo ti sei beccato l’AIDS, perché queste azioni fanno arrabbiare Dio’. Hanno aggiunto che se la smetto con questi giochi mi salverò. E mi hanno detto anche di scacciare via Satana, perché è lui che mi spinge a fare sesso gay, e di trovarmi una moglie, di sposarmi e farmi una famiglia“. Osman*, un ragazzo omosessuale HIV-positivo di 24 anni, ha ricevuto questo trattamento ben poco accogliente non da un predicatore o da un esorcista, ma dal personale medico di un ospedale pubblico di Dar es Salaam, la più grande città della Tanzania, come ha testimoniato per un rapporto di Human Rights Watch (HRW).

Intanto il ministero della salute assicura: la sanità pubblica non fa discriminazioni contro le minoranze sessuali. Ma a smentirlo non sono solo le numerose persone intervistate da HRW, ma il ministero stesso, che ha annunciato da una parte la chiusura dei centri specializzati per la salute sessuale delle persone omosessuali, bisessuali e trans, e dall’altra anche la messa al bando dei lubrificanti, accusati di “promuovere l’omosessualità“. Tutto questo, denunciano le organizzazioni non governative, avrà pesanti effetti per la lotta all’HIV/AIDS e alle altre malattie sessualmente trasmissibili (MST).

Repressione continua

Le ultime prese di posizione governative sono solo l’ultima azione di una più vasta campagna contro le organizzazioni che lottano contro l’HIV/AIDS. Gli incontri di informazione ed educazione sessuale subiscono spesso raid di polizia, con le forze dell’ordine che arrestano medici, attivisti e partecipanti. I sospetti omosessuali sono poi sottoposti ai cosiddetti “test anali”, dolorose, umilianti e anti-scientifiche visite mediche che, attraverso l’osservazione dell’ano, dovrebbero confermare o meno l’omosessualità di una persona. Questa pratica è stata condannata come una forma di tortura da molte organizzazioni, compresa l’African Commission on Human and People’s Rights (Commissione africana sui diritti umani e dei popoli).

Kim*, una persona di genere non conforme, racconta così il test anale che ha subito da alcuni dottori: “Lo hanno fatto con la forza. C’erano poliziotti con le pistole, erano davvero tanti… Siamo andati nel reparto maternità, dove vanno le donne a partorire. Hanno preso uno strumento metallico e l’hanno infilato dentro… Mi hanno penetrato l’ano con quel coso, è stato molto, molto doloroso. Poi mi hanno detto di tossire mentre avevo il metallo nell’ano e, mentre tossivo, lo spingavano dentro. È stata un’esperienza molto brutale e molto dolorosa. Mi hanno schiacciato i testicoli e il pene. In questo esame è stato tutto molto brutale“.

* nomi modificati

Pier Cesare Notaro
©2020 Il Grande Colibrì
immagine: Il Grande Colibrì

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