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In un’India già traumatizzata dall’omicidio di Gauri Lankesh – giornalista in prima linea nella lotta per la laicità e i diritti delle minoranze (anche sessuali) e contro il nazionalismo indù, uccisa il 5 settembre a Bangalore [The Times of India] – a preoccupare la comunità trans si aggiunge un’aggressione a Hyderabad e l’odissea che la vittima ha dovuto affrontare per trovare chi la curasse.

Sravya (nome fittizio dato dal News Minute che riporta la notizia), una donna transgender di 21 anni, giovedì scorso è stata approcciata davanti a casa da un uomo conosciuto nel quartiere per la sua transfobia e violenza e da tre suoi amici che pretendevano di entrare nell’abitazione della ragazza. Quando Sravya ha rifiutato, l’hanno accoltellata alla gola e alle mani.

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La coinquilina della ragazza l’ha subito soccorsa e l’ha portata in macchina all’ospedale più vicino, dove però il personale sanitario ha rifiutato di prestarle le cure necessarie. La stessa scena si è incredibilmente ripetuta anche in un secondo centro medico e persino in un terzo. Solo il quarto ospedale ha accettato di accogliere la giovane ferita, anche perché nel frattempo la comunità trans si era organizzata e radunata davanti all’ingresso. Per fortuna Sravya è stata salvata, ma le violenze subite e le violazioni dei suoi diritti le lasceranno un segno forse più indelebile della lunga cicatrice alla gola.

In questa vicenda gravissima solo la polizia ha fatto, almeno per ora, il proprio dovere, raccogliendo la denuncia e identificando subito uno degli aggressori. “Li prenderemo presto” hanno assicurato le forze dell’ordine. E si spera che anche i medici transfobici siano chiamati a rendere conto davanti ai giudici.

 

Pier
©2017 Il Grande Colibrì

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