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Secondo un’indagine del centro di ricerca Saiful Mujani, quasi il 90% delle persone in Indonesia si sente minacciato dalla comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) e pensa che la propria religione proibisca l’omosessualità. A livello nazionale non vi sono specifiche leggi discriminatorie o criminalizzanti contro le minoranze sessuali, ma neppure forme di riconoscimento o di tutela. E questo ha effetti catastrofici sulla vita delle persone LGBTQIA.

La provincia di Aceh, a nord dell’isola di Sumatra, gode invece di un certo grado di autonomia in materia legislativa e ha introdotto leggi molto severe che traggono ispirazione dalla sharia e che criminalizzano i rapporti tra persone dello stesso sesso.

Povertà e discriminazione

In particolar modo, le persone transessuali sono fortemente colpite dall’ostilità sociale. Nella cultura indonesiana le donne trans vengono chiamate “waria” e, se in alcune isole sono venerate e godono di una posizione sociale privilegiata, nella maggior parte del paese vengono arrestate e discriminate quotidianamente.

Spesso le donne transgender sono cacciate dalle proprie famiglie e lasciate per strada senza possibilità di trovare lavoro. Infatti, molte sono le discriminazioni sul luogo di lavoro, come la norma del 2013 (legge Peng-oo1/C.4/Cp2/09/2013) sull’assunzione di funzionari pubblici che vieta di assumere persone disabili o con deficit mentali, tra i quali vengono fatti rientrare l’omosessualità e la transessualità. Per questo motivo, la maggior parte di loro non ha altra scelta che vivere per strada e prostituirsi.

In un clima di crescente ostilità, la comunità transessuale ha capito che deve fare affidamento soltanto su sé stessa. E così è nato il progetto della casa di riposo per donne transessuali gestita da Mama Yuli.

casa di riposo

Resistere, insieme

Mama Yuli è un’attivista trans che per anni ha lottato per il riconoscimento dei diritti. Quella di Mama Yuli è una storia difficile ma che dà speranza. Infatti, dopo essere stata allontanata dalla famiglia, è riuscita a essere la prima waria a laurearsi in giurisprudenza. Mama Yuli non ha mai smesso di lottare per la sua comunità ed è per questo che nel 2010 ha fondato a Depok una casa di riposo. L’obiettivo era quello di creare uno spazio sicuro e protetto per tutte le persone trans per poter finalmente vivere in un luogo protetto, dopo una vita di difficoltà.

Secondo Mami Yuli, “la cultura in Indonesia non è pronta ad accettarci. La cultura dominante continua a prevalere e noi siamo ancora in minoranza”. La donna è consapevole che la situazione di povertà in cui molte persone trans indonesiane vivono non facilita la loro accettazione e integrazione. La persecuzione e l’intolleranza da parte della società indonesiana è lampante, e questo rende necessario il lavoro di Mama Yuli e della sua casa di riposo.

All’inizio, anche la casa di riposo non ha avuto vita facile poiché la gente del luogo pensava si trattasse di un bordello. Ma ora la comunità di Depok ha pian piano iniziato ad accettare la loro presenza, e se comunque le donne non possono andare in giro vestite come preferiscono, hanno almeno un posto dove vivere. E questo è un segnale positivo per tutta la società indonesiana.

Dove sentirsi a casa

Dopo aver visitato l’Indonesia, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Ra’ad Al-Hussein ha sottolineato la necessità di cambiare la retorica piena di odio contro le persone LGBTQIA che non fa altro che “peggiorare la loro sofferenza e creare divisioni non necessarie”.

Nel suo piccolo, è questo l’obiettivo della casa di riposo costruita da Mama Yuli. Questa casa di riposo è un porto sicuro per tutti, ma non solo. Per molte donne trans questo luogo è anche un’occasione per ritrovarsi, aiutarsi a vicenda e affidarsi alla comunità. Si tratta di un luogo in cui, per la prima volta, sentirsi davvero a casa. Quattro mura dove sentirsi protette, in una nazione che ha ancora molta strada da percorrere verso la tolleranza.

Antonella Cariello
©2019 Il Grande Colibrì
foto: elaborazioni da Max Pixel (Cc0) / da ArtsyBee (Cco)

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