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Mentre il mondo celebra la vittoria a metà dei democratici statunitensi, che riconquistano la Camera ma perdono seggi al Senato e devono rimettere nel cassetto l’idea di spodestare Donald Trump, dal Massachusetts arriva invece un secco altolà al presidente per quanto riguarda la difesa dei diritti delle persone transgender.

Dall’inizio del suo mandato Trump sta tentando di limitare i diritti delle minoranze e dei migranti: il suo elettorato più fedele è infatti convinto che tutto ciò che va male dipenda dal riconoscimento dei diritti di neri, donne, rifugiati e persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali). Tra queste ultime, le più fragili e facili da attaccare sono proprio le persone che si identificano con un genere diverso da quello del proprio sesso biologico, perché gli strumenti legislativi che le difendono sono pochi, imperfetti e modificabili dalla maggioranza repubblicana negli stati governati dal Grand Old Party.

Buone notizie per i diritti T

Per questo è cruciale il voto del Massachusetts, dove un referendum  che metteva in discussione la legge di due anni fa sulla protezione delle persone transgender nei luoghi pubblici (inclusi ospedali, ristoranti e palestre) ha visto prevalere i consensi per mantenere la legislazione attuale.

Il pretesto di chi voleva cancellare la norma anti-discriminazione era legato a un presunto maggior rischio per le donne nei bagni pubblici. Ma uno studio del William Institute alla facoltà di legge della University of California Los Angeles (UCLA) dimostra che non c’è statisticamente alcuna differenza nel numero di reati denunciati per molestie nei bagni pubblici, nei camerini o negli spogliatoi prima e dopo l’entrata in vigore della legge.

Nel frattempo 56 aziende hanno preso posizione decisamente contro i progetti di Trump per riportare in auge le discriminazioni nei confronti delle persone trans. Google, Apple, Coca Cola, JP Morgan, Amazon, Uber e molte altre grandi e piccole compagnie sottoscritto un documento in cui chiedono l’uguaglianza delle persone transgender in risposta a “un’ondata crescente di tentativi legislativi e amministrativi per emarginare le persone trans, quelle non conformi al binarismo e quelle intersessuali”.

Un’onda multicolore nelle urne

Tornando alle elezioni di metà mandato, dicevamo che la piena che doveva travolgere Trump nelle speranze dei democratici (non solo americani) non c’è stata. Però nei numeri del successo democratico alla Camera e nelle elezioni dei governatori ci sono diversi motivi per considerare questo mezzo successo particolarmente importante.

Innanzitutto per il numero di donne elette, in un parlamento dove la parità di genere è molto più di un miraggio. Tra queste ci sono anche due musulmane, le prime che entreranno al Congresso: Rashida Tlaib e Ilhan Omar. E non è estranea a questa ondata multicolore nemmeno la comunità LGBTQIA, che festeggia l’elezione del primo governatore dichiaratamente gay degli Stati Uniti, Jared Polis in Colorado. È omosessuale anche Sharice Davids, una delle prime native americane elette al Congresso, insieme a Deb Haaland.

Insomma, se non è stata l’ondata arcobaleno che sognavamo, diciamo che c’è più di un motivo per essere contenti.

Michele Benini
©2018 Il Grande Colibrì
foto: Lorie Shaull (CC BY-SA 2.0)

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