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Il Venezuela sta affrontando la peggiore crisi economica della sua storia. In questa crisi, le persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) sembrano tra quelle che ne fanno più le spese: in quanto parte vulnerabile della società, la contingenza negativa le ha colpite più duramente. Questa situazione ha ovviamente portato a un aumento vertiginoso del traffico di esseri umani, che vengono immessi nel mercato del sesso in Spagna, Panama, Colombia, Repubblica Dominicana ed altri paesi.

Razionamento

L’esecutivo ha razionato la vendita di molti prodotti e “per ottenere il razionamento – dice Quiteria Franco, dell’Union Afirmativa de Venezuela (Unione affermativa del Venezuela) – è stato fatto un censimento su base familiare. Ma le coppie di persone dello stesso sesso non sono state contate e non vengono considerate come famiglie”, con tutto quello che ne consegue in merito alla distribuzione del cibo.

I supermercati sono stati obbligati a installare dei macchinari per la lettura dei dati biometrici dei clienti, in modo da sapere cosa hanno già comprato. Ma questo sistema penalizza le persone transgender, in quanto molto spesso la loro identità di genere non riflette quello che c’è scritto nei documenti.

In fondo all’agenda

La situazione delle finanze pubbliche e la preoccupazione per l’economia hanno spinto il dibattito sui diritti civili in fondo a qualsiasi agenda. In più il governo, data la situazione, ha ridotto al minimo o eliminato i finanziamenti alle organizzazioni per la difesa dei diritti delle minoranze sessuali. Anche le strutture sanitarie del paese risentono della disastrata situazione economica. La mancanza di farmaci e di attrezzature mediche ha colpito duramente quella parte della comunità che deve lottare contro l’HIV: secondo le Nazioni Unite, nel 2016 vivevano in Venezuela 120mila persone HIV-positive.

Alessandro Garzi
©2019 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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