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Forse non sarà un gioco di ruolo a cambiare la vita delle persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) in Cina, ma di sicuro l’impatto di “A Gay’s Life”, un gioco sviluppato da Huang Gaole per far riflettere sui diversi aspetti e le varie difficoltà che affrontano le persone omosessuali e transessuali in Cina, sta riuscendo a fare più di quanto il discutibile approccio del regime abbia fatto finora.

Il gioco, disponibile sulla piattaforma Chengguang, che offre applicazioni sviluppate dagli utenti e romanzi interattivi, offre in effetti tutto lo spettro di possibilità a cui va incontro il giovane Ling, un protagonista anonimo e senza una precisa coscienza di appartenere a una minoranza discriminata, nel suo appropriarsi della dimensione sessuale a cui è incline e nel suo confrontarsi con gli altri, a partire dalla famiglia, su questo tema.

Le scelte del giocatore

Mostrando tutta la gamma di situazioni che caratterizzano le reazioni della società cinese nei confronti di una persona appartenente a una minoranza sessuale – dall’autoaccettazione alle terapie riparative, dalle discriminazioni al diventare monaco, dall’esito felice della storia fino al matrimonio di convenienza – “A Gay’s Life” riesce a portare il giocatore a immedesimarsi nei panni di Ling e a capire il genere di sofferenze a cui sono sottoposte le persone omosessuali e transessuali nel paese comunista.

Huang Gaole e le persone che hanno collaborato con lui nel creare e sviluppare il gioco e la sceneggiatura delle possibili situazioni create dalle diverse scelte dei giocatori hanno ben chiara l’opacità della situazione nel paese quando si parla di temi LGBTQIA, ma hanno deciso di andare avanti a sviluppare l’idea, convinti che – anche nel caso in cui venisse censurato o messo offline – ci sarà sicuramente un momento successivo in cui poterlo riprendere e ripubblicare.

a gays life

Il comig out dell’autore

Le maggiori remore per Gaole sono state relativ alle preoccupazioni dei suoi familiari, ma mentre stava creando “A Gay’s Life” ha preso coraggio e ha fatto coming out prima con il padre, più aperto, e poi con la madre, che gli ha subito chiesto se aveva un fidanzato.

I miei genitori si sono sposati per amore – spiega, rivelando quanto ancora sia diffuso nel paese il matrimonio combinato – e quindi per loro è stato più facile provare empatia nei miei confronti. Quei genitori che hanno, come loro, provato sulla loro pelle i tentativi di interferenza nelle loro relazioni, tendono a non negare i loro principi, ostacolando l’amore e il matrimonio dei propri figli”.

Tre partner possibili

Tornando al gioco, che ha molte possibili varianti a seconda delle scelte effettuate dal giocatore, non può non far sorridere (e riflettere) come il protagonista della finzione narrativa si trovi a un certo punto davanti alla scelta tra tre possibili partner e deve scegliere tra un attivista per la parità dei diritti, un figlio di papà che non vuole però uscire allo scoperto e un’icona della moda, contento di frequentare i locali gay e di usare le decine di app di incontri consentite dal regime, ma del tutto disinteressato ai diritti delle minoranze perché lui non ne ha bisogno e quello che c’è – dopo gli anni in cui le uniche occasioni d’incontro erano solo i gabinetti pubblici – va benissimo per il suo carattere, le sue inclinazioni e le sue necessità.

Se il gioco non fosse stato sviluppato prima, sembrerebbe una risposta ironica ed efficace alla gaffe cinese di Dolce & Gabbana, che sul movimento dei diritti LGBTQIA hanno esattamente la stessa opinione dell’icona della moda del gioco.

Cina moderna e Cina arretrata

Tuttavia Gaole non ha volontà moraliste e a proposito delle persone che rimangono nascoste mostra una certa comprensione, specie se si trovano in situazioni complicate: “Mentre in alcune città si stanno raggiungendo progressivamente gli standard globali, in altre zone come la mia città (nella provincia di Shandong) e molte regioni rurali, è riscontrabile la stessa intolleranza di vent’anni fa. Non ha senso applicare uno standard unico e chiedere a tutti di fare coming out. Ma c’è un principio a cui dovremmo tutti attenerci, comunque: in qualsiasi campagna per i diritti paritari, non puoi violare i diritti di altre persone. Siamo contrari ai matrimoni di convenienza perché danneggiano i diritti delle donne. Finché non fai del male agli altri, è accettabile rimanere nascosti, anche se personalmente credo sia giusto venire allo scoperto”.

Michele Benini
©2018 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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