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Le due nazioni africane, Nigeria ed Uganda, che hanno più di recente varato norme più severe contro l’omosessualità e, quindi, contro i cittadini omosessuali, sono ancora protagoniste delle notizie relative a questioni legate ai diritti LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender). Le due leggi in realtà hanno avuto destini diversi perché, mentre in Uganda – per un cavillo legato al numero legale in parlamento al momento dell’approvazione – la legge è stata sospesa e non è detto che venga riproposta, in Nigeria a finire male, per ora, è stato chi ha chiesto l’annullamento della norma.

L’attivista per i diritti umani Ifeanyi Orazulike è infatti stato arrestato poche ore dopo che la Corte nigeriana aveva bocciato il ricorso con cui il Centro internazionale per la sensibilizzazione ai diritti della salute, organizzazione di cui è direttore esecutivo, metteva in luce i rischi per la salute di una legislazione ancor più violenta nei confronti delle persone omosessuali. Sebbene l’arresto di Orazulike non sia ufficialmente in relazione con la richiesta respinta della sua organizzazione, riesce difficile credere che si tratti di una semplice coincidenza (oblogdeeoblogda.me).In compenso gli arresti di semplici persone omosessuali (o sospettate di esserlo) non smettono di infiammare l’opinione pubblica nigeriana, tanto più che il paese, ricco di risorse naturali e corteggiato dagli stati di mezzo mondo, non è stato sollecitato quanto l’Uganda a modificare le sue recenti norme (ilgrandecolibri.com). E’ di questi giorni la notizia che nel solo stato di Kebbi ci sarebbero stati venticinque arresti dall’inizio dell’anno per sospetta omosessualità (gengenhub.com).

Purtroppo la notizia del giorno è però che anche l’Uganda, in cui una legge contro l’omosessualità era stata promulgata ad inizio anno per essere poi cancellata per un vizio di forma nella scorsa estate, sta per approvare una nuova norma, che secondo gli attivisti sarebbe ancor più repressiva della precedente. Ma con un capolavoro d’ipocrisia non citerebbe mai l’omosessualità “limitandosi” a proibire “la promozione di pratiche sessuali contro natura” (askanews.it). La notizia della prossima promulgazione l’ha data anonimamente anche un ministro del governo ugandese, mentre il sito scribd.com è riuscito a proporre una documentazione fotografica della breve ma draconiana legge.

Intanto una mostra fotografica di ritratti di persone LGBT ugandesi che documenta le difficoltà di vivere con una legislazione repressiva sta per aprire a Modena, dove verrà ospitata dal 22 novembre a fine anno nella galleria PhBroking. Gli scatti sono di Aldo Soligno, talento emergente della fotografia italiana che con questo lavoro si è aggiudicato la sezione Open del premio Pride Photo Award (pridephotoaward.org). Significativo il titolo del raggruppamento di opere, rigorosamente in controluce per evitare la riconoscibilità delle persone fotografate: “Let them show their faces“.

L’altra Africa, quella dove i diritti LGBT sono – almeno sul piano legislativo – riconosciuti e tutelati, intanto non si ferma: c’è ancora molto lavoro da fare, anche in paesi come il Sudafrica che garantiscono l’uguaglianza. C’è una cultura da superare, come quella sanitaria, in cui i medici non sono abituati a considerare la possibilità che degli uomini pratichino il sesso anale: per questo è nata ad Hatfield una clinica specializzata per persone omo e bisessuali, in cui si curano le malattie a trasmissione sessuale e in cui c’è personale competente e pronto a capire le peculiarità di ogni paziente (timeslive.co.za).

Ma c’è soprattutto un atteggiamento popolare che è ancora, soprattutto fuori dalle grandi città, di chiusura e riprovazione per gay e lesbiche, queste ultime spesso oggetto della violenta pratica dello “stupro correttivo” per “guarirle dall’omosessualità”, come spiega l’attivista sudafricano Johan Meyer (ibtimes.co.uk).

La cosa curiosa, rivela una statistica di Google, è che un continente così intensamente omofobico occupi i primi posti della classifica nelle ricerche di fotografie di sesso gay, con il Kenya (paese dove il 92% degli intervistati nelle ricerche specializzate dichiara inaccettabile il sesso tra persone dello stesso genere) al primo posto, il Sudafrica al secondo e la Nigeria, campionessa di omofobia, al terzo (pinknews.co.uk). O forse non è poi così strano se, come si sente teorizzare spesso, dietro un omofobo ci sarebbe in realtà un omosessuale represso

Michele
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