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Zeeshan tira fuori dalla tasca il suo smart phone, con pochi colpi di dita apre Grindr e scopre che a circa 250 metri si è collegato un altro uomo. La foto mostra un bel petto, la presentazione corrisponde ai gusti del nostro amico, che se sarà fortunato questa sera avrà un po’ di compagnia. Siamo a Karachi, la città più grande del Pakistan con i suoi 23,5 milioni di abitanti, e anche qui le applicazioni per i telefonini di ultima generazione hanno rivoluzionato la vita sessuale di molti gay. Questi cambiamenti sono raccontati anche da “Inside Gay Pakistan”, il sorprendente e vivace documentario di Mobeen Azhar (mobeenazhar.co.uktwitter.com) trasmesso pochi giorni fa da bbc.co.uk. Il giornalista e film maker anglo-pakistano ha intervistato molte persone omosessuali nello stato asiatico e ha realizzato con queste testimonianze il ritratto di un paese che sembra destinato a grandi trasformazioni. Il grande colibrì lo ha intervistato.


Com’è organizzato l'”ambiente gay” in Pakistan?

Nelle città pakistane i social media e le app gay per rimorchiare come Grindr e Manjam sono sempre più usate, tuttavia è importante notare che questa tecnologia è disponibile solo per una fetta selezionata della popolazione: la maggior parte delle persone non ha uno smart phone né accesso a Internet. L'”ambiente” è la somma di feste informali in case private alle quali si accede solo su invito e, anche in questo caso, si tratta di un’attività appannaggio, per la più parte, dei ricchi. Molti gay si incontrano ai chioschi che vendono tè, nei luoghi di battuage e in certe zone della città conosciute come “punti caldi”. Non c’è molto che possa essere paragonato all’ambiente gay formale in senso europeo, ma succedono molte cose se si gratta la superficie.

Non tutti i “gay pakistani” si descrivono come omosessuali, vero?

Molti uomini e molte donne che sono attratti dallo stesso genere in Pakistan non si identificano come “gay” o “omosessuali”: queste sono spesso considerate come identità euro-centriche. Molti di quelli che si identificano come “gay” appartengono alle classi con maggior reddito. Ovviamente, ciò non significa che non esistano persone gay nei gruppi con reddito minore, o che facciano meno sesso gay. Semplicemente significa che molti di loro non si identificano come “gay”.

E allora quale ruolo e quale spazio ha il sesso omosessuale nelle loro vite?

Molti uomini si divertono a fare sesso gay, ma si identificano come eterosessuali. Il sesso gay è spesso considerato come un momento per scaricarsi. Una persona che ha contribuito al documentario ha suggerito che in Pakistan “gli uomini servono per divertirsi, le donne per procreare“. Non credo che questa regola sia valida per tutti, ma spiega come l’identità gay in Pakistan sia spesso limitata ad un atto sessuale, almeno per molti uomini pakistani.

Nei paesi mediterranei, inclusa l’Italia, la società condanna l’omosessualità, ma spesso chiude un occhio su certi ruoli e su certe pratiche percepite come meno “femminili” e meno “indecenti”: per esempio, essere passivi è più vergognoso che essere attivi, il sesso orale è meno inaccettabile che il sesso anale o altre pratiche sessuali “bizzarre”… In Pakistan è lo stesso?

La situazione in Pakistan è proprio la stessa. Uno dei partecipanti al documentario ha raccontato l’interessante storia di due uomini che, dopo essere stati scoperti a fare sesso in un campo nel Pakistan rurale, sono stati arrestati e le loro famiglie sono state informate. Una delle famiglie ha cercato di corrompere la polizia affinché lasciasse cadere le accuse. Quando la polizia ha rifiutato, la famiglia ha chiesto se loro figlio potesse essere presentato in pubblico come quello che stava penetrando, mentre in realtà era quello che si faceva penetrare. La storia mostra bene lo stigma che non è collegato solamente al sesso gay, ma soprattutto agli uomini che si fanno penetrare.

Secondo me, le radici di queste idee affondano nel sessismo. Nella società pakistana le donne si solito sono viste come subordinate agli uomini. Si presume che un uomo, se desidera essere penetrato durante il sesso, stia imitando una donna e quindi sia “cattivo” o “meno di un uomo”.

L’omosessualità femminile è più o meno accettata rispetto a quella maschile?

Nella maggior parte dei casi non si riconosce neppure l’esistenza dell’omosessualità femminile, ma ci sono alcuni casi aneddotici di donne che sono state perseguitate per avere avuto rapporti sessuali o relazioni con altre donne.

Secondo te, perché?

Di solito in Pakistan alle donne non è concessa la stessa libertà di movimento degli uomini. Di conseguenza un uomo può continuare ad avere rapporti sessuali o una relazione gay per anni, mantenendo contemporaneamente un matrimonio eterosessuale. Ciò è semplicemente impossibile per la maggior parte delle donne. Le donne, inoltre, hanno molta meno libertà all’interno della quale avere esperienze formative. Per esempio, i giovani maschi spesso possono fermarsi a dormire a casa degli amici e uscire in gruppo con altri giovani maschi. Alle giovani femmine molto spesso non sono concesse queste libertà. Ciò non significa che non esistano donne gay in Pakistan, ma significa che si sentono le loro voci molto raramente.

Nel tuo documentario, presenti persone con vite affettive molto diverse: c’è chi è sposato e frequenta le aree di battuage di nascosto, c’è un massaggiatore che fa sesso con i suoi clienti con l’approvazione della moglie, ci sono anche alcune coppie gay e lesbiche… Trovare del sesso omosessuale sembra molto facile, mentre trovare l’amore è molto difficile, ma non impossibile…

L’accettabilità dei rapporti sessuali omosessuali e il rifiuto delle relazioni omosessuali è un tema chiave nel documentario. Non sto suggerendo che il sesso omosessuale sia celebrato dall’insieme della società, tuttavia spesso si chiude un occhio sugli uomini che fanno sesso gay. Quasi mai si chiude un occhio sugli uomini che hanno una relazione gay.

Qual è l’ostacolo principale?

Probabilmente l’idea che la società pakistana sia fondata su strutture familiari saldamente costruite e intensamente prescrittive. Ciascuno nella famiglia ha un ruolo che deve essere realizzato e, stando così le cose, chi ti sposi, quando ti sposi e dove vivi dopo che ti sposi sono tutte decisioni che vengono prese collettivamente e non dal singolo.

Di conseguenza, il sesso gay è accettabile per la società se paragonato alle relazioni gay. Una relazione significherebbe, in ultima analisi, che un singolo uomo o una singola donna non faranno parte della struttura familiare tradizionale prescrittiva. Questo è un problema e un enorme tabù. Come Qasim Iqbal dice nel documentario, gli uomini gay evitano spesso di “investire in una relazione monogama” perché sanno che alla fine dovranno sposarsi con una donna. Come risultato, molti uomini e molte donne gay conducono una doppia vita in Pakistan. Vita pubblica e vita privata possono essere straordinariamente diverse.

Alcune delle persone che hai intervistato hanno molta fiducia in un futuro più inclusivo e libero. Inoltre il dibattito sui diritti LGBT è già aperto sul web, le persone transessuali pakistane hanno ottenuto molti diritti e anche uno show tv presenterà una coppia gay… Possiamo essere ottimisti? Il Pakistan sta diventando più gay-friendly?

E’ sbagliato suggerire che il Pakistan sia una specie di modello per la liberazione gay. Tuttavia, in privato, le discussioni sono in corso. Non importa quanto possa apparire arcaico l’approccio del Pakistan alla formalizzazione dei diritti gay: io sento che la battaglia per la liberazione gay e, cosa ancora più importante, la vittoria in questa battaglia sono inevitabili.

Secondo te, quali sono le principali opportunità e i rischi maggiori riguardo all’accettazione della diversità sessuale?

Molte delle persone che ho incontrato per realizzare il documentario stavano seguendo le notizie sull’uguaglianza matrimoniale in Gran Bretagna. Questi dibattiti sulla scena mondiale provocano dibattito in Pakistan. Credo anche che il cambiamento debba evolversi all’interno del Pakistan: non può essere imposto dall’esterno. Molti pakistani combattono ogni giorno contro la violenza settaria, il Pakistan, dal punto di vista economico e sociale, è un casino: è comprensibile che la questione dei diritti gay sia ben lungi dall’essere una coscienza pubblica collettiva, ma, ripeto, credo che un giorno il Pakistan sarà un posto dove le persone gay potranno vivere e amare liberamente. Forse ci vorranno cento anni, ma quel giorno arriverà.

 

Pier
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