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Domenica, nell’area di governo locale di Dunukofia, nello stato nigeriano di Anambra, la divisione di polizia di Ukpo ha effettuato un blitz in un hotel. A quanto riporta Punch Newspaper, sembrerebbe che nell’hotel si tenesse una festa o comunque un incontro tra persone gay. Una fonte locale dichiara al giornale che qualcuno avrebbe chiamato le forze dell’ordine a seguito di problemi accaduti durante la festa, ma non specifica cosa abbia provocato la soffiata. “Gli agenti hanno arrestato un numero imprecisato di persone, per lo più uomini di diverse fasce di età” dichiara la fonte anonima. Gli arresti sono avvenuti dopo un fuggi fuggi generale che avrebbe provocato diversi danni alla struttura alberghiera.

Nonostante gli uomini siano stati portati all’ufficio contro le sette della polizia locale, l’ufficiale addetto alle pubbliche relazioni della polizia, Haruna Mhammed, ha dichiarato a Punch Newspaper di non avere il rapporto dell’accaduto. A oggi, quindi, non sappiamo ancora di cosa saranno precisamente accusati gli uomini arrestati e se realmente la matrice della soffiata e dell’arresto siano i problemi avvenuti durante l’incontro o sia l’omofobia imperante in Nigeria.

Leggi anti-LGBT

Quest’ultima ipotesi non è affatto fuorviante se pensiamo ai tanti arresti di massa avvenuti in passato in tutto il paese, ma soprattutto se teniamo conto delle leggi nigeriane contro le persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) che prevedono pene detentive fino a 14 anni, usate troppo spesso per irrompere, perquisire e arrestare gruppi di persone omosessuali.

Mi riferisco in particolare alla legge che proibisce il coinvolgimento in qualsiasi organizzazione e movimento LGBTQIA, che in questo caso metterebbe in guai seri gli uomini arrestati. Ma non finisce qui, la Nigeria criminalizza qualsiasi dimostrazione pubblica di una relazione tra persone dello stesso sesso e ha inoltre introdotto nel 2013 il divieto al matrimonio tra persone dello stesso. Tra l’altro, alcune zone del paese applicano la sharia, ma questo non è il caso dello stato di Anambra.

coppia gay neri abbraccio“Il virus gay”

Nel 2018, Tijjani Muhammad Bande, il rappresentante nigeriano alle Nazioni Unite, dichiarò senza riserve: “La Nigeria rifiuta senza riserve il matrimonio tra persone dello stesso sesso e le lesbiche e i gay nella sua popolazione: la Nigeria ha il dovere di proteggere i valori familiari, i valori religiosi e culturali che sono il fondamento della società”.

Sulla scia di Bande, non è da meno (anzi!) il primate della Chiesa di Nigeria Henry Ndukuba, che il 26 febbraio, in risposta ad una Dichiarazione sulla cura pastorale dei gay rilasciata dalla Chiesa anglicana in Nord America (ACNA), ha tristemente affermato che l’omosessualità è un virus micidiale e che non può esistere un cristiano gay: “Un gay è un gay, non è corretto descriverlo in altri termini. Allo stesso modo, non possiamo descrivere le persone come ‘assassino cristiano’, ‘adultero cristiano’ o ‘terrorista cristiano’, né dovremmo nemmeno parlare di ‘cristiani gay’ o di ‘anglicani gay’“.

Ndukuba ha detto ancora: “Il virus mortale dell’omosessualità si è infiltrato nell’ACNA. È come un lievito che dovrebbe essere urgentemente e radicalmente espunto e asportato affinché non colpisca l’intero impasto”. Il primate ha chiesto inoltre che venga data autonomia ai singoli vescovi anglicani e alle loro diocesi locali per trattare le questioni sull’omosessualità, rifiutando l’intervento della diocesi americana.

chiesa cristiani crocifisso fulmineAnglicani divisi

Sembrerebbe farsi sempre più marcato il divario tra la chiesa anglicana africana e quella occidentale dopo la ferma condanna di venerdì scorso delle parole di Ndukuba da parte di Justin Welby, arcivescovo di Canterbury: “Sono completamente in disaccordo con lui e condanno le sue parole. Sono inaccettabili. Disumanizzano quegli esseri umani di cui parla la dichiarazione“. Welby, che ha dichiarato di aver scritto privatamente a Ndukuba esprimendo il suo forte dissenso, ha affermato inoltre che ogni persona battezzata, credente e di fede è da considerarsi, senza se e senza ma, un cristiano a pieno titolo, indipendentemente dall’orientamento sessuale.

Welby ci ha tenuto inoltre a precisare che le parole di Ndukuba sono in netto contrasto con la Sezione I.10 della Conferenza di Lambeth del 1998 in cui, pur “rigettando la pratica omosessuale in quanto incompatibile con le Scritture“, si condanna ogni parola o atto omofobo, assicurando vicinanza e amore alle persone omosessuali. Per adesso la critica di Welby è stata sostenuta da altri rappresentanti della Chiesa d’Inghilterra, tra cui Stephen Cottrell, arcivescovo di York, e Sarah Mullally, vescovo di Londra, ma da parte delle chiese anglicane in Africa non sembra manifestarsi alcuna disapprovazione.

Ginevra Campaini
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: Il Grande Colibrì / elaborazione da gasolina61 (CC0)

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