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Nell’agosto del 2017, dopo la fine di una manifestazione a tematica LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) al Marsovo Polye (Campo di Marte) di San Pietroburgo, erano stati aggrediti alcuni partecipanti con lo spray al peperoncino, che aveva causato ferite ad almeno 15 persone.

Ora il giudice ha condannato uno degli aggressori, Artyom Andreyev, a una multa di 30mila rubli (circa 400 euro), ma ha anche stabilito, grazie ad alcuni testimoni dell’accusa, che Artyom avrebbe agito da solo, che non avrebbe fatto parte di un gruppo e che l’attacco sarebbe avvenuto perché i manifestanti LGBTQIA lo avrebbero provocato “cantando canzoni oscene”. Inoltre, secondo il giudice, Artyom avrebbe arrecato un piccolo danno soltanto a una delle vittime dell’attacco, Alexandra Gabovskaya.

Aggressioni multiple

Secondo quanto ha riportato il giornalista David Frenkel, almeno sette persone avrebbero in realtà preso parte all’aggressione, ma gli altri aggressori non sono neanche stati chiamati in giudizio. Altre vittime sarebbero state lo stesso Frankel, una troupe televisiva e una giornalista russa, Ksenia Kolchova, che sarebbe stata aggredita fisicamente, oltre che essere stata spruzzata con lo spray al peperoncino in faccia. Le vittime dell’aggressione hanno deciso di fare ricorso in appello contro questa sentenza.

spray peperoncino

Frenkel fa notare che sul posto c’erano almeno quindici militari della Guardia Nazionale che avrebbero potuto fermare l’attacco, invece si sarebbero limitati a osservare la scena.

Sembra che le cose siano avvenute in due tempi distinti: in un primo tempo, durante la manifestazione, ci sarebbero stati degli screzi tra alcuni manifestanti e gli aggressori, e questi ultimi solo successivamente avrebbero attaccato un piccolo gruppo di manifestanti, tra l’altro probabilmente non gli stessi con i quali erano volati alcuni spintoni.

Aggressori vigliacchi

Da notare che la tecnica è sempre la stessa ovunque: per qualche strana ragione, le aggressioni avvengono sempre dopo i Pride e le manifestazioni, quando i manifestanti vanno via in piccoli gruppi, e il “grosso” del corteo si è sciolto, mai quando il corteo si sta formando. Capita spesso, infatti, che questi “difensori delle patrie, delle tradizioni, della famiglia” come la loro, uomini con sette maiuscole davanti, preferiscano attaccare il proprio nemico quando è più debole e non può più contare sul supporto degli altri. Meglio se in gruppi di poche persone. Meglio ancora, quando c’è una persona sola.

Zilraag
©2018 Il Grande Colibrì
foto: elaborazione di Il Grande Colibrì da Mohamed Hassan (CC0)

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