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Dal primo gennaio il leader di estrema destra Jair Bolsonaro è ufficialmente il presidente del Brasile. Chi si aspettava che, dopo una campagna elettorale razzista, sessista e omofoba, il politico avrebbe scelto una linea più moderata è rimasto deluso: le prime parole e i primi atti ufficiali mostrano lo stesso disprezzo per le minoranze e quanto il nuovo governo sia un pericolo per la democrazia. Un pericolo percepito finalmente anche dai media gay italiani, che, dopo mesi di sostanziale indifferenza, ora scrivono, tra sensazionalismo e iper-semplificazione, cose come: “Jair Bolsonaro ha già cancellato tutti i diritti LGBT durante il suo primo giorno di insediamento”.

Orgoglio omofobo

Bolsonaro non è certo un amico della comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali). Nel corso degli anni, per esempio, ha dichiarato che preferirebbe un figlio morto a un figlio gay e ha negato che gli omicidi contro gli omosessuali siano un problema, perché “molti sono uccisi dai loro stessi colleghi [sic!], nei luoghi di prostituzione o per overdose”. E intanto la sua ascesa politica ha coinciso con un forte aumento delle uccisioni di gay, lesbiche e trans.

Bolsonaro ha basato la sua campagna elettorale sostanzialmente sulla promessa di una lotta senza pietà alla corruzione e al crimine e sulla diffusione di fake news, soprattutto attraverso una campagna su Whatsapp finanziata illegalmente, contro le minoranze etniche, culturali e sessuali e contro la sinistra. Per esempio, una delle notizie false che hanno avuto più successo è stata l’assurdità secondo cui il governo precedente avrebbe deciso di regalare agli studenti brasiliani un fumetto che li avrebbe magicamente resi tutti omosessuali.

Tra i principali alleati di Bolsonaro figurano i fondamentalisti cristiani più agguerriti, come il pastore evangelico e deputato Magno Malta, che nel 2006 ha condotto una campagna contro una proposta di legge anti-omofobia dicendo che il provvedimento avrebbe legalizzato la pedofilia e la necrofilia e avrebbe permesso agli omosessuali di baciarsi nelle chiese e di fare sesso sotto le finestre di chiunque [sic!]. Ma anche un “tecnico” come il nuovo ministro degli esteri, Ernesto Araujo, non ha trovato di meglio che scagliarsi contro “chi dice di non essere né uomo né donna”.

Parole pericolose

Davanti ai parlamentati, in un discorso di insediamento giudicato “eccezionale” da Donald Trump, Jair Bolsonaro ha ripetuto i suoi soliti slogan: “Uniremo le persone, daremo valore alla famiglia, rispetteremo le religioni e la nostra tradizione giudaico-cristiana, combattendo l’ideologia gender e salvando i nostri valori“. Insomma, a differenza delle polemiche salviniane su “genitore 1 e genitore 2,3,4 , 5 o fritti misti”, le prime dichiarazioni di Bolsonaro una volta giunto al governo sono state meno volgari, ma altrettanto allarmanti.

crociata antigender

Il sottotesto aggressivo è stato più chiaro in un secondo discorso, tenuto davanti ai militanti: “Il popolo ha iniziato a liberarsi dal socialismo, dal ribaltamento dei valori, dal gigantismo statalista e dal politicamente corretto”. Ed è stato ancora più chiaro nei suoi primi provvedimenti.

Cosa cambia davvero

Bolsonaro ha creato un nuovo ministero per la famiglia, le donne e i diritti umani, tra le cui competenze non figura la lotta alla discriminazione delle persone LGBTQIA. Se non pochi media hanno scritto che il nuovo presidente avrebbe cancellato questo riferimento, la situazione è in realtà più complessa.

La protezione della “poplazione LGBT” era esplicitamente prevista solo dal ministero dei diritti umani creato nel 2003 da Luiz Inácio Lula da Silva e riconfermato dalla sua successora, Dilma Rousseff. Con la destituzione di quest’ultima e la cacciata del Partito dos Trabalhadores (Partito dei lavoratori; PT), il nuovo presidente di centro-destra Michel Temer aveva cancellato il ministero nel 2016, per poi ricrearlo nel 2017 con una legge che citava varie categorie da tutelare, ma non le persone LGBTQIA. Nonostante questo, nel ministero era presente una Direzione per la promozione dei diritti LGBT.

La decisione del nuovo governo, quindi, potrebbe essere in linea con il governo Temer, ma qui c’è l’aggravante dell’omofobia esplicita e orgogliosa di Bolsonaro, che quindi ha creato grande preoccupazione. Il neopresidente ha cercato di tranquillizzare gli animi scrivendo su Twitter che “non ci sarà nessun abbandono di aiuto a nessun individuo nelle linee guida sui diritti umani”. Inoltre, ha lasciato intendere che alcune strutture (il Segretariato nazionale della famiglia, il Segretariato nazionale per la protezione globale e il Consiglio nazionale per la lotta alla discriminazione) dovrebbe continuare a occuparsi dei diritti delle minoranze sessuali.

Divisi sulla ministra

A sorpresa, molto più rassicurante è stata la ministra per la famiglia, le donne e i diritti umani, la pastora evangelica Damares Alves, nonostante sia politicamente figlia di Magno Malta e ne condivida gran parte delle visioni fondamentaliste (“Lo stato è laico, ma questa ministra è terribilmente cristiana”, ha dichiarato appena insediata).

cristo redentore laico

Alves ha incontrato le associazioni LGBTQIA il 20 dicembre e ha promesso di impegnarsi contro le violenze omotransfobiche, contro il bullismo e a favore dell’inserimento lavorativo delle persone trans. “Le rivendicazioni delle persone LGBT sono molto delicate, ma le mie relazioni con i movimenti LGBT sono ottime: potremo avere un governo di pace tra movimento conservatore, movimento LGBT e altri movimenti” ha spiegato Alves.

Di fronte alle ambiguità del governo, il movimento LGBTQIA brasiliano si è spaccato (come è successo in Italia con il tavolo LGBT istituto dal governo a trazione leghista). Sono rimasti entusiasti alcuni attivisti come Toni Reis dell’Aliança Nacional LGBT (Alleanza nazionale LGBT), che ha elogiato Alves definendolamolto empatica e rispettosa”. Per la Liga Brasileira de Lésbicas (Lega brasiliana delle lesbiche; LBL), invece, è impossibile dialogare con un governo che, se anche rinunciasse alle promesse elettorali contro le minoranze sessuali, resta contrario all’aborto, ambiguo sugli stupri e violentemente ostile alle minoranze etniche e culturali.

Indios nel mirino

Infatti l’indicazione delle competenze dei ministeri, se è stata insoddisfacente per la comunità LGBTQIA, è stata devastante per le popolazioni indigene e per i discenti di schiavi.

Dei loro territori non si occuperà più il ministero della giustizia, ma quello dell’agricoltura, che ha l’esplicito mandato di permettere la distruzione di larghe zone dell’Amazzonia per trasformarle in campi e pascoli: alla devastazione ecologica, si accompagnerà la cacciata degli abitanti. Ed è già stato annunciato il sostanziale svuotamento della Fundação Nacional do Índio (Fondazione nazionale dell’indio; FUNAI) e di tutte le politiche a favore delle minoranze etniche.

La borsa o la vita?

Intanto però c’è chi festeggia: non solo i leader di estrema destra del mondo intero (con in prima fila l’israeliano Benjamin Netanyahu e l’ungherese Viktor Orbán, presenti alla cerimonia di insediamento di Bolsonaro), ma anche i mercati: estasiata dalla campagna di privatizzazioni annunciata dal nuovo governo, la borsa di San Paolo ha battuto ogni record. I produttori di armi sono particolarmente felici: con la promessa di armi libere per tutti, alcune aziende del settore hanno visto aumentare il proprio valore in borsa di quasi il 50% in un solo giorno.

Dimostrando – se ce ne fosse ancora bisogno – quanto le ragioni del capitalismo neoliberista siano sempre più in contrasto con le ragioni dei diritti umani e della democrazia.

Pier Cesare Notaro
©2019 Il Grande Colibrì
foto: elaborazioni da Alan Santos/PR (CC BY 2.0) / Janson_G (CC0) / Flavia Padula (CC0)

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