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Quando tutto sembrava sbiadito, toccando il fondo invece ho sentito che… che Jair Bolsonaro non è poi così forte, così importante e inquietante. Ok, ha vinto le presidenziali brasiliane e ha trionfato sul candidato di sinistra Fernando Haddad, ma non c’è neppure partita con un avversario ben più temibile: Marco Carta. Il cantante italiano ha stracciato il politico di estrema destra: scegliendo astutamente di fare coming out nelle stesse ore del voto brasiliano, con grande disinvoltura Carta ha condannato Bolsonaro all’oblio.

Marco – Jair: 4 – 1

Infatti a chi mai potrà importare più qualcosa se il principale paese dell’America latina sarà governato da un fanatico della dittatura, misogino, omofobo e razzista, quando possiamo invece allegramente disquisire e litigare sul coming out dell’ex Amico di Maria De Filippi? E allora, senza badare alle quisquilie brasiliane, eccoci tutti in coro a decretare che Carta doveva farlo prima, doveva farlo usando altre parole, doveva farlo saltellando su un piede solo e indossando una pelliccia di orsi tibetani, e in ogni caso doveva fare il suo coming out come piace a noi.

Almeno nel magico mondo dell’informazione e del dibattito gay, Carta ha stravinto la sfida con Bolsonaro: da quelle fatidiche ore del 28 ottobre, Gay.it (tanto per prendere come esempio il principale sito gay italiano) ha dedicato solo alle dichiarazioni del primo 1628 parole in tre articoli, mentre il secondo, insieme a tutti i suoi fan, si è meritato appena 430 parole in due articoli. E se si considerano i commenti come indice dell’interesse del pubblico, beh, non c’è stata partita neppure lì.

Niente distrazioni

Insomma, per fortuna manteniamo con forza il senso delle proporzioni e il senso della storia in momenti così importanti! Cercano di distrarci con l’avanzata di un’estrema destra sempre più aggressiva nei confronti delle minoranze, con un contesto in cui – come ha ribadito chiaramente l’omicidio di Adnan Khashoggi – le peggiori violazioni dei diritti umani possono essere fatte senza la minima preoccupazione, con rivelazioni (passate del tutto inosservate) su come persino i nostri presunti migliori amici siano pronti a pugnalarci alle spalle per un pugno di petrodollari.

Ma noi faremo assoluta resistenza: lo sappiamo che l’essenziale oggi è l’omosessualità di Marco Carta, la nostra imprescindibile opinione sul suo coming out, il suo illuminante giudizio sulla gestazione per altri. Sarebbe come se volessero farci credere che negli anni ’30 in Germania ci fosse qualcosa di più importante di come Harry Frommermann investiva i suoi soldi e di cosa pensava del capitalismo!

Pier Cesare Notaro
©2018 Il Grande Colibrì
immagine: Il Grande Colibrì

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