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Il sesso anale tra uomini è condannato con dieci anni di carcere, i rapporti sessuali tra donne sono considerati “atti osceni” e sono puniti con cinque anni di prigione: eredità dell’impero britannico, le leggi della Dominica puniscono con grande severità le minoranze sessuali. Nonostante la piccola isola caraibica abbia poco più di 70mila abitanti, anche in tempi recenti le condanne contro le persone omosessuali e bisessuali sono state decine. A luglio del 2019 un uomo ha deciso di rivolgersi all’Alta corte per far cancellare queste norme. Trovando la netta opposizione delle chiese cristiane.

Chiese coordinate

La prima organizzazione a chiedere di intervenire nel processo è stato il Dominica Christian Council (Consiglio cristiano dominicense; DCC), seguita dalla Chiesa cattolica e dalla Dominica Association of Evangelical Churches (Associazione dominicense delle chiese evangeliche; DAEC). Mentre il DCC ha ottenuto l’approvazione del tribunale supremo, la DAEC ha raggiunto un risultato probabilmente ancora più importante: ha fermato tutto il processo. Infatti, la giudice Birnie Stephenson, che avrebbe dovuto seguire la causa, si è ricusata, sostenendo di non poter esprimere un giudizio imparziale in quanto fedele di una delle chiese aderenti all’associazione. E così deve ripartire tutto da capo.

Secondo Maurice Tomlinson, l’attivista gay più famoso dei Caraibi, l’obiettivo era esattamente quello: “Questa potrebbe essere una tattica dilatoria coordinata: i gruppi ecclesiastici in tutta la regione hanno fatto richieste simili per partecipare ai processi in corso per emendare le leggi contro la ‘sodomia’ in Belize, Giamaica, Saint Vincent e Grenadine e Trinidad e Tobago. Questi interventi religiosi hanno contribuito a ritardare molto le udienze di queste cause costituzionali, che, dal momento che riguardano diritti umani fondamentali, dovrebbero avere la priorità e una risposta celere da parte dei tribunali“.

giudice martelletto legge processoChi nega i diritti?

Tomlinson, inoltre, mette in dubbio la correttezza stessa dell’intervento ecclesiastico nei dibattimenti: “La causa chiede di cancellare il divieto di avere rapporti privati e consensuali tra persone dello stesso sesso e non riguarda in nessun modo la libertà religiosa. Non c’è nessun tentativo di obbligare le chiese a sostenere i rapporti intimi tra persone dello stesso sesso: anche se questa legge venisse abolita, come sta accadendo in tutto il mondo, le chiese sarebbero comunque libere di predicare contro l’omosessualità. Allo stesso modo, la legalizzazione del divorzio non ha impedito ad alcune chiese di continuare a condannare questa pratica“.

Randy Rodney, il pastore che presiede l’associazione delle chiese evangeliche, non è d’accordo. Secondo lui il processo è “di grande interesse pubblico, in particolare per la comunità cristiana“, dal momento che “tutto quello che c’entra con il sesso deve avvenire tra un uomo e una donna” e che legalizzare l’omosessualità “comprometterebbe o ostacolerebbe i diritti morali” delle persone cristiane.

Pier Cesare Notaro
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: Il Grande Colibrì / elaborazione da George Hodan (CC0)

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